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Robert Johnson: la leggenda del blues

Viaggio alle origini del blues tra storia e mito

Più di ogni altro Robert Johnson incarna nell’immaginario comune una figura leggendaria, la cui vita resta tutt’oggi sospesa tra realtà e mito.

La sua data di nascita è avvolta nel mistero: probabilmente il celebre bluesman nacque nel Mississippi, a Hazlehurst intorno all’ 8 maggio del 1911, all’interno di una comunità afroamericana che, contestando la religione dei bianchi, praticava la magia nera ed il vudu sulla scia dell’antica tradizione religiosa delle tribù africane.

Robert Johnson, indiscusso punto di riferimento di  grandi talenti quali Elmore James e Muddy Waters, raggiunse l’apice del suo successo  esibendosi negli stati del sud (soprattutto Mississipi, Louisiana, Arkansas e Texsas) con  Son House, Sonny boy Williamson e Howlin’ Wolf.
Le prime registrazioni di Johnson si attestano al 1937 e sino ad oggi la sua produzione è costituita da 29 tracce, alcune delle quali registrate in molteplici versioni.
Tra i brani più celebri, reinterpretati con grande rispetto dai più grandi bluesman di tutti i tempi,  ricordiamo “Terraplene blues”, “Sweet Home Chicago”, “Walking Blues” e soprattutto “Me and the devil blues”, un brano molto evocativo che si ricollega alle strane circostanze della sua morte avvenuta nel 1938 a soli 27 anni.

La morte ed il patto con il diavolo
Secondo i racconti dell’epoca la straordinaria capacità tecnica e vocale di Robert Johnson sarebbe un dono che il bluesman avrebbe ottenuto dal Diavolo in persona, al quale avrebbe venduto la sua anima in cambio del successo e del talento.
Di contro, altre fonti sostengono che le doti  improvvise e stupefacenti di Johnson sarebbero attribuibili al’incontro con un maestro, Ike Zinneman, che lo introdusse  a quella cultura musicale figlia del patrimonio sociale e culturale dell’area del Delta.
Secondo una ricostruzione dei fatti molto diffusa la sua morte sarebbe avvenuta il 18 agosto 1938 dopo un concerto nel Three Forks, nei pressi di Greenwood. Il grande musicista sarebbe morto tra atroci dolori  a seguito di un avvelenamento da stricnina o naftalina ad opera  di una donna gelosa o di un uomo accecato dalla rabbia.
Persino il luogo della sua sepoltura è avvolta nel mistero: alcuni sostengono che la sua tomba sarebbe a Morgan City, mentre secondo alcuni altri questa è rintracciabile a Quito, sempre nello Stato del Mississippi: in entrambi i luoghi di sepoltura esistono ancora oggi due lapidi sulle quali non è riportato alcun nome.

di Valentina Pascali