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La Regina non abdica

queen-paul-rodgers2Il buio cala improvvisamente nel Palalottomatica di Roma, sono le 21 in punto, e lo schermo oltre il palco si accende di centinaia di punti luminosi che scorrono lenti, è il cosmo che richiama l’attenzione del pubblico.

Una serie cadenzata di fulmini, accompagnati da roboanti tuoni, rompe lo scenario spaziale: signore e signori, è il Cosmos Rocks Tour che si annuncia.
La band fa il suo ingresso trionfante in un frastuono fortissimo frutto di chitarre, batteria, basso, tastiere e armonica che investono di suoni i presenti, stordendoli in un mix di luce suoni, rumori e voglia di Queen.
Scorre veloce la prima canzone dall’ultimo disco Surfs up…Schools out, canzone introduttiva pronta a servire agli astanti ciò che di nuovo può esserci, in un’eco di sonorità che non tradiscono le attese.
Ma è il quintetto di canzoni Tie your mother down, Fat bottom girls, Another one bites the dust, I want it all e I want to breack free che stordisce letteralmente il pubblico. La sensazione è dirompente, in successione ci si ritrova a vivere sulla propria pelle le emozioni delle canzoni che fortemente hanno caratterizzato la storia del gruppo.
Brian May è in forma strepitosa e ogni accordo stridente e d’impatto è un urlo al mondo della sua voglia di Queen. Un silezio durato troppo tempo, e preso a spintoni da accordi potenti che da sempre lo contraddistinguono. Il pubblico è completamente in balia della musica, e le quattro generazioni presenti parlano la stessa lingua, che è quella che viene dal palco.
Paul Rodgers si presenta alla folla con il solito garbo che lo spinge a non scimmiottare mai Freddie Mercury. È ormai lui la voce del gruppo dal 2004, e i timori inevitabili di un raffronto che lo accompagneranno sempre, sono meno evidenti del precedente tour del 2005. Si avverte una personalità gentile ma decisa, che si afferma anche nella presenza di più canzoni a lui legate, oltre che nella proiezione di alcune foto in bianco e nero sullo schermo che ci mostrano un giovane Paul ed uno stadio completamente pieno. Le sue doti canore sono eccelse, è inutile negarlo, e la qualità della voce diversa da Mercury lo aiuta a non esserne l’imitatore.
Roger Taylor è in serata, la sua batteria è lucente e la scritta Queen vibra sotto i colpi della gran cassa, mentre i suoi acuti canori toccano il cielo.
E’ il momento dell’annuncio della nuova canzone C-Lebrity, da molti criticata, ma che ha un impatto live davvero coinvolgente e dà un senso di continuità ad un discorso musicale brusacamente interrotto nel ’91.
Love of my life è la canzone che avvicina Brian May al pubblico e la dedica al suo amico Freddie sempre presente anche in questo tour. Toccante il suono della chitarra acustica che Brian suona accompagnando il pubblico che canta quasi tutta la canzone al posto suo.
Roger Taylor regala un intermezzo davvero particolare, suonando il contrabbasso con le bacchette, aiutato dal bassista che imprime sulla tastiera dello strumento gli accordi dei ritornelli più famosi dei loro pezzi. A seguire un assolo intenso di batteria che dura alcuni minuti. Anche lui si trova a contatto con il pubblico sulla passerella che si incunea nel parterre, e pian piano gli viene montato lo strumento, ed ogni elemento nuovo è immediatamente coinvolto nell’assolo.
È il momento di un paio di canzoni che lo vedono come autore oltre che come unico cantante: I’m in love with my car e Say it’s not true.
Dopo un’assenza sul palco, in cui ha lasciato i Queen storici riconciliarsi con i propri fan, Paul Rodgers torna protagonista con due canzoni classiche del suo repertorio: Bad Company e Feel like making love.
E’ giunto il momento di un assolo di Brian May nel suo stile tipico, che sfocia nella canzone Bijou cantata da Freddie Mercury proiettato sullo schermo. E così si arriva ad uno scossone poderoso di nuove canzoni classiche del gruppo: Crazy little thing called love, It’s Kind of magic, e Show must go on, che propongono il gruppo unito ed affiatato nell’esecuzione. Radio Ga-Ga coinvolge tutto lo stadio nel battere le mani come solo chi conosce a fondo i Queen può comprendere… e così si giunge a Bohemian Rhapsody. Freddie Mercury canta dallo schermo sopra la batteria. Le immagini sono di Wembley nel 1986, ma la sua presenza è lì a Roma, sul palco. Suona il pianoforte e il pubblico lo ascolta rapito. Man mano che la canzone prosegue Freddie si gira verso i suoi compagni e così si inserisce l’accompagnamento della chitarra di Brian May e della batteria di Roger Taylor, dal vivo, è una specie di magia, stanno suonando ancora un’ ultima volta assieme, passato e presente si toccano, e quando l’alchimia è compiuta e la chitarra comincia a cambiare il ritmo, siamo alla fine della canzone… ed ecco entrare Paul Rodgers per cantare egregiamente l’ultima parte, anche in duetto alternato con Freddie. Passato e presente in uno, è questo il messaggio racchiuso nell’esecuzione magistrale del pezzo più rappresentativo del gruppo.
Infine giugerà il bis con Cosmos Rocks, All right now, We will rock you e We are the champions.
Una serata di rock potente che mette il piacere di vivere addosso, è questo il sunto di un concerto che non poteva essere non visto. La band ha il pregio di essere riuscita a cristallizzare nel tempo il proprio sound che, quasi per contrapposizione, pare essere sempre attuale, anche per via di una ricerca del suono che più volte ha portato i Queen a rinnovarsi a seconda dei diversi e complessi periodi musicali che li hanno visti protagonisti. Il pericolo di un “amarcord” dei tempi che furono è scongiurato dalla verve di questi giovani sessantenni, per nulla offuscata dal tempo e dalla gloria. Paul Rodgers è più di un interprete delle canzoni dei Queen e ha dalla sua parte innegabili doti canore e acume artistico che lo preservano dall’essere schiacciato da quella incredibile voce e personalità che caratterizzarono l’insostituibile Mercury. Il piccolo miracolo, completamente riuscito, è quello che ha condotto May e Taylor a riportare in vita un progetto che sembrava smarrito nei tragici eventi, e renderlo attuale, vivo nel presente.
God save the Queen, inno nazionale inglese rivisitato dalla chitarra di Brian, viene mandato mentre la band saluta il pubblico. E’ il segnale consueto di conclusione del concerto che i Queen danno al pubblico…
La Regina non ha abdicato.

{denvideo http://www.youtube.com/watch?v=uJfvMRREeD0 290 260}

Scaletta del concerto di Roma, 26 Settembre 2008

SURFS UP…SCHOOLS OUT

TIE YOUR MOTHER DOWN

FAT BOTTOM GIRLS

ANOTHER ONE BITES THE DUST

I WANT IT ALL

I WANT TO BREAK FREE

C-LEBRITY

SEAGULL

LOVE OF MY LIFE

’39

DRUM SOLO

I’M IN LOVE WITH MY CAR

SAY ITS NOT TRUE

BAD COMPANY

FEEL LIKE MAKING LOVE

GUITAR SOLO

BIJOU

LAST HORIZON

CRAZY LITTLE THING CALLED LOVE

IT’S A KIND OF MAGIC

SHOW MUST GO ON

RADIO GAGA

BOHEMIAN RHAPSODY

COSMOS ROCKS

ALL RIGHT NOW

WE WILL ROCK YOU

WE ARE THE CHAMPIONS

di Svevo Ruggeri

{joomplu:61}{joomplu:62}{joomplu:63}{joomplu:64}{joomplu:65}{joomplu:66}{joomplu:67}
Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine