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Zone d’Ombra: Il dono della terapia

Il dono della terapia - Irvin Yalom - Neri Pozza

Il dono della terapia – Irvin Yalom – Neri Pozza

Segreti e meno bugie: il programma terapeutico di Irvin Yalom

C’è un mondo intero racchiuso nella stanza d’analisi. Ed è su quello spazio, ancora troppo poco noto, che lo psichiatra statunitense Irvin Yalom getta una luce imprevista. E si scorge una dichiarazione programmatica d’intenti già dalla copertina con cui il libro “Il dono della terapia” fu dato per la prima volta alle stampe, nell’ormai lontano 2003. Laddove un tavolo moderno, con su una bella lampada Bauhaus, è illuminato (o, forse, più propriamente, messo in ombra) dagli ultimi scorci di sole del crepuscolo. Unico particolare, degno di nota, un taccuino socchiuso. E il riferimento si fa più esplicito nella copertina con cui il volume esce in Italia, per l’editore Neri Pozza (2014). Qui basta una finestra aperta sul resto del mondo a suggerire che là fuori c’è una vita che merita di svelata. D’altra parte Yalom non può non aver appreso la lezione di James Hillman, il quale, proprio sulle finestre, così scriveva “… sono l’anima dell’edificio, il suo sguardo all’interno, porta d’accesso all’anima …”. Un po’ come le ferite, che “… aprono verso il dentro e verso il fuori(2004). Ed ecco che allora le intenzioni di Yalom si palesano per quello che sono realmente, il tentativo di curare delle cicatrici profonde, e nel modo migliore possibile. Quarantacinque anni di pratica clinica condensati in ottantacinque consigli, rivolti alle nuove generazioni di analisti e pazienti. I quali, immagina Yalom, siano sulla stessa barca, insostituibili compagni di un viaggio, di cui non si conosce la destinazione. Nessuna teoria ci salverà. Ecco perchè Yalom diffida pure delle diagnosi che, come profezie che si autovverano, potrebbero rivelarsi un boomerang per il paziente. Bandite anche le facili conclusioni, meglio ricorrere a un dialogo sincero, che faccia sentire entrambi a proprio agio. Peccato per quelle bugie che, talvolta, i pazienti raccontano, ma per le quali Yalom ha una soluzione. Farsi spuntare le antenne, stare attenti a ogni loro mossa, poiché, in un clima di fiducia reciproca, le mezze verità hanno vita breve. E così un commento inaspettato sulla strada per giungere allo studio (quello di Yalom è in un cottage, a pochi metri dalla sua abitazione, circondato da un giardino), o una confidenza del passato, possono lasciar trapelare quello che il paziente, sino ad allora, aveva tenuto nascosto. E, infine, parlare a lungo della morte, non tanto per esorcizzarne il pensiero, quanto per trarne salvezza. Quasi un paradosso, ma che ha il potere di riempire di significato anche l’esistenza più scialba.

di Michela Carrara