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Fiera Più Libri Più Liberi: l’editoria cambia volto con la sceneggiatura social

più libri più liberiDa Rai Educational e 20lines un progetto per creare una sceneggiatura social dall’incipit di Paolo Fallari

Nella giornata iniziale della fiera “Più libri più liberi”, dal 5 all’8 dicembre al Palazzo delle Esposizioni, è stato presentato un progetto innovativo di Rai Educational, in un incontro intitolato “Rai Educational: la sceneggiatura diventa social”. “Nato in collaborazione con 20lines –ha spiegato Stefano Ribaldi– è un progetto per tentare di riprendere una scrittura collettiva e popolare, e crearne successivamente una sceneggiatura, attraverso i nuovi strumenti digitali, per un cortometraggio”. Tutto parte da un incipit di 20 righe scritte da Paolo Fallai, giornalista del Corriere della Sera ed autore teatrale, ha aggiunto Alessandro Biggi. Ognuno, accedendo dal sito http://www.raiscuola.rai.it/ alla sezione creata ad hoc (“Così le vostre storie diventano un Corto Rai” in basso a destra), registrandosi potrà scriverne il proseguimento, inserendo i propri vissuti, le proprie emozioni, le proprie esperienze. Saranno selezionate soltanto alcune delle “nuove” parti di ulteriori 20 righe, tra tutte quelle ricevute, che diventeranno una sceneggiatura a più mani. Individuate le continuazioni più convincenti ci si incontrerà con gli autori per iniziare a lavorare alla sceneggiatura di base per un futuro cortometraggio da portare a qualche Festival. La decisione stessa sarà collettiva, con la possibilità per tutti di leggere e commentare i tratti aggiunti preferiti; “avverrà in parte sulla base –precisa Biggi- dei ‘mi piace’ ricevuti (ci sarà modo di condividerli anche tramite i social network quali Fb e Twitter ndr), sebbene tutto il materiale selezionato e raccolto debba avere un minimo di realizzabilità e di coerenza”. Questo progetto per cos’ dire di “scrittura e creazione interattiva”, ideato da Stefano Ribaldi e curato da Luca Archibugi, prevede la scelta tra 5 possibili sviluppi all’incipit di Fallai; una volta deciso quale seguire, si può ampliare di 20 righe ulteriori.

Per dare vita a una vera e propria filiera della scrittura creativa. “Quando mi coinvolsero nel progetto mi sono chiesto cosa volesse dire scrittura social o scrittura creativa. Allora ho capito che –aggiunge Paolo Fallai- non esistono sceneggiature scritte da un autore solo; già negli anni Venti e Trenta quelle di Hollywood furono scritte a più mani, soprattutto femminili. Dopo ho pensato a quanto il primo scrittore social sia stato Omero, i cui poemi non si sa se siano stati scritti da uno o più autori. Inoltre ho riflettuto che il problema della scrittura social è strettamente legata al mezzo di comunicazione usato: le tavole di Mosè furono incise sulla pietra poiché non aveva altro e per lui era l’unico modo di scrivere. Occorre arrivare a Johann Gutenberg nel 1455 per la stampa a caratteri mobili. L’importante, però, al di là del mezzo d’espressione, è tenere bene in mente che la scrittura condivisa e la letteratura sono un modo con cui ci si racconta e con cui si cercano di trovare soluzioni alle delusioni, anche affettive, della vita. Mi interessa molto capire quello che gli altri hanno da raccontare. Infine ho ragionato sul fatto che parliamo di scrittura social e di social network, ma abbiamo perso il significato di sociale; tutto è condiviso in maniera fittizia, più tramite un computer che realmente; oppure di talent show, sebbene non vi sia più il talento. Perciò l’obbiettivo è anche un po’ ritrovare queste vocali, il senso vero delle parole”. Recuperando l’italiano, una lingua molto “maltrattata” dalle nuove espressioni tipiche dell’orale, del dialetto o del linguaggio degli sms per ritrovare una “scrittura automatica”, non in quanto impersonale, ma in quanto spontanea, non controllata e coltivata in un ambiente in cui condividere la stessa passione e gli interessi comuni, i problemi che uniscono tutti. Un’occasione per avvicinare i giovani alla lettura, al mondo della scrittura ed a un’editoria in crisi, da rilanciare partendo da questi comuni intenti e comune sentire, affinché sia coinvolto il lettore. Soprattutto quello giovane. Adattarsi al cambiamento dei tempi, nell’era del digitale e dell’e-book che dilaga sul mercato, non rinunciando a un prodotto di qualità.

 

di Barbara Conti