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Chi non muore, il gotico rock di Gianluca Morozzi

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Chi non muore, il gotico rock di Gianluca Morozzi

Nebbie e delitti, ville e topaie, vicine isteriche e gruppi dannati nella Bologna del fortunato autore di Blackout

Si inizia sul pavimento. Angie ci saluta, il cuore spaccato da un coltello. Negli occhi il volto spettrale dell’assassino, e insieme, affastellati, la fila per vedere Titanic, la prima volta in una sala prove, la nonna a Francavilla, i vecchi amanti, poi dissolvenza. Rewind.

Come in un grottesco fumetto metropolitano in bianco e nero. Come in una canzone tossica cantata roca da Janis Joplin. Come in un film pulp anni ’80 che nella sua torbida linearità deraglia divertito tra nebbie thriller, squarci soprannaturali e bozzetti di quartiere. Chi non muore (Ugo Guanda Editore, Parma 2011, pp.278, € 17,50), ennesima fatica del prolifico scrittore-musicista Gianluca Morozzi (classe 1971, autore tra gli altri di Despero, L’era del porco e Balckout) si racconta ironico in prima persona, con verve sboccata e rumorosa, attraverso un lungo e tortuoso flashback che dissipa gli inganni tuffandosi dal quotidiano all’assurdo con dedizione totale.

Un’opera squilibrata e ormonale, con piccole chicche psicologiche, che affonda a piene mani nel citazionismo scoperto, dalle atmosfere del primo Pupi Avati e de La casa dalle finestre che ridono, al giallo nostrano stile Lucarelli con accenti gore schizzati nel ricordo, fino all’autobiografismo adolescenziale ammodernato. Oscilla tra caricatura ostentata e gustosi ritratti musicali questo soffocante e comico romanzo rockettaro di Morozzi. L’autore impasta nella routine di una disinibita e attraente ragazzetta di provincia, svogliata universitaria e aspirante cantante-motociclista, una sanguinosa storia di pluriomicidio, notti di sesso bisex, delitti involontari, “visioni” solitarie in stanze nascoste, avventure con ex fidanzati perennemente eccitati e decadenti, e salti strampalati degni di Ritorno al futuro. Angie, ventenne presa dalla sua esordiente carriera di frontista in un trasandato gruppo bolognese underground, condivide l’appartamento con un campionario disumano di coinquiline esilaranti, antibatteriche, letteralmente amorfe, precipitati della società rivestita Mediaset.

La giovane donna vivacchia tra chat erotiche, passaggi scroccati ad adoratori sbavanti inclini alla mezza età, e prove col suo gruppo. Decifrando l’esistenza con stereotipi ottusi e sorrisi vivaci, finché non conosce il misterioso Mizar, nome improbabile, camicie inguardabili e sorriso spento. L’incontro acuisce la curiosità e l’intraprendenza di Angie, che si trascina con l’inseparabile minigonna e il suo ipercritico amico omosessuale Lucio (omaggio a Lucio Dalla) da una taverna vecchio west ad una strada di campagna fuori mano, da teatri off a magioni brumose e seducenti. Chiedendosi che cosa custodisca Mizar nel suo passato, quale morboso segreto lo leghi alla sorella ambigua, come siano morti i suoi compagni in una fredda notte di otto anni prima. Un’impresa che scaverà Angie nel profondo, facendo al contempo sbandare il romanzo in foschi territori horror che ne sbiadiscono la carica sarcastica e scanzonata.

Restano i dialoghi acidi e il ruvido saggio Flanger, mitico autoctono, gestore della sala prove epicentro della storia. Storia semiseria di (per) “bambini nel tempo”.

Titolo: Chi non muore

Autore: Gianluca Morozzi

Editore:Ugo Guanda Editore

pagine: 278

prezzo: € 17,50

di Sarah Panatta