Presentato in concorso al Festival di Venezia The Road, tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy
“Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto.
Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l’inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo.” Dopo il successo ottenuta da Non è un paese per vecchi, il cinema torna a essere affascinato dalla prosa asciutta e pressante di Cormac McCarthy. Abbandonati gli scenari da ultima frontiera scelti dai fratelli Coen, il regista John Hillcoat accetta la sfida della claustrofobica consistenza di un mondo post apocalittico per raccontare il “nodo” d’amore stretto tra un padre ed un figlio in fuga dalla non esistenza. The Road, pubblicato nel 2006 e vincitore del Premio Pulitzer nel 2007, ha conquistato l’attenzione mondiale attraverso un sentire universale capace di andare oltre il particolare. Due anime percorrono le vie di un mondo che ha perso ogni contorno e definizione, senza origine e senza meta, dentro una natura trasformata in arido teatro in cui le macerie di un universo urbano raccontano il passaggio di una realtà che non sarà mai più. “ Essere padre di un bambino di otto anni ha fatto in modo che il romanzo di McCarthy avesse su di me un impatto devastante – dichiara Hillcoat – Nel profondo della sua storia è custodita una verità emotiva che ci accomuna tutti, accentuando ciò che ci rende umani.” Viggo Mortensen ed il giovane Kodi Smit-McPhee danno vita a questo costante dialogo il cui scopo è preservare e proteggere la dignità della natura umana. “ Ho letto il romanzo dopo aver ricevuto la sceneggiatura e fin dall’inizio ho avuto la certezza di avere tra le mani un film importantissimo – continua Mortensen – Si tratta di una storia d’amore meravigliosa, difficile da leggere e da raccontare. All’inizio sentivo di avere mille domande da rivolgere a Cormac, ma nel momento in cui ci siamo incontrati abbiamo parlato solo dei nostri figli. Nonostante la sua disponibilità ho capito che non mi sarebbe servito altro, perché tutto girava attorno ad un ancestrale rapporto sentimentale.” Fedele al libro nelle parole e nelle intenzioni, Hillcoat ha sentito l’esigenza di trovare e non ricostruire lo scenario di devastazione in cui si aggirano i protagonisti. “ Il romanzo ha una autenticità incredibile – spiega il regista – una sorta di neorealismo che non poteva assolutamente essere riprodotto. Per questo motivo sono partito con la mia troupe alla scoperta di luoghi dove la visione apocalittica fosse reale.” Da una New Orleans post uragano Katrina alle strade dissestate di alcune zone della Pennsylvania, cast e regista sono partiti alla ricerca di una disperazione tangibile, capace di esaltare un finale colmo di speranza.
di Tiziana Morganti