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Giuria in piedi per Mar Piccolo

marpiccoloCalore da stadio alla proiezione del film di Alessandro Di Robilant

Unico film italiano in gara nella sezione Alice nella città, Mar Piccolo ha ricevuto una vera ovazione alla fine della proiezione con il pubblico e la giuria.

Una giuria giovane che ha letteralmente scioccato per l’intelligenza degli interventi registi come Terry Gilliam o James Ivory (e tutti quelli che li ascoltavano), e che alla fine della proiezione di Mar Piccolo si è alzata in piedi per applaudire questo film.
La storia del film di Alessandro Di Robilant è liberamente tratta dal libro Stupido di Andrea Cotti (che ha curato anche la sceneggiatura del film insieme a Leonardo Fasoli) e racconta le vicende del giovane Tiziano cresciuto a Paolo VI, uno dei quartieri più degradati della città di Taranto, dove le case sono di “cartone” e la gente fa quel che può per arrivare a fine mese. Tiziano è un ragazzo intelligente ma povero, con un padre dedito al gioco, una mamma coraggiosa ma non miracolosa e un futuro già segnato dall’indigenza e dai debiti. Per questi motivi, il giovane sceglie la strada della delinquenza. Costretto ad uccidere dal suo capo, Tonio, il bullo di quartiere, prototipo di quella criminalità locale che vive di mezzucci, Tiziano finisce in carcere. La sua ragazza e la sua insegnate sono le uniche ancore di salvezza per fuggire da quel mondo che lo sta distruggendo.
Quella di Mar Piccolo è una storia di speranza, che parla di una città ferita alle radici, i suoi giovani che non vedono altra via di salvezza se non quella di fuggire. Taranto diviene sineddoche di un disagio, della paura, della fragilità dei nostri tempi. Paure, certo già viste, ma mai espresse con questi codici e questa sensibilità. Alessandro Di Robilant racconta la vita di un quartiere per raccontarne altri mille e lo fa in maniera pulita, quasi realista, grazie ad una sceneggiatura che scorre piacevolmente, commuove e lascia il tempo di pensare, ma sopratutto grazie ad un cast capace di una recitazione impressionante. A partire dal protagonista, Giulio Beranek, una scoperta del cinema, che mai avrebbe immaginato di fare l’attore come ci ha raccontato: «Non volevo neanche fare il provino! Stavo giocando a pallone e non credevo che potessero scegliere me. Mi sono presentato tutto sudato, abbiamo fatto delle prove e dopo un mese mi hanno chiamato. Mi hanno messo molto a mio agio sul set così è stato facile lavorare. Ma la mia passione è il calcio». L’altra preziosa esordiente è Selenia Orzella che interpreta Stella, la ragazza di Tiziano: « È stato un lavoro molto bello. Ricevere tutti quegli applausi in sala mi ha emozionato tantissimo ma rimango una ragazza realista».
A lavorare sul set di Mar Piccolo, Valentina Carnelutti, l’insegnante di Tiziano e Girgio Colangeli nel breve ma efficace ruolo di un educatore del carcere minorile.

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Toccante e realistica l’interpretazione di Anna Ferruzzo che così ci racconta il suo Mar Piccolo: «Sono molto affezionata a questo film come a Il Miracolo di Edoardo Winspeare. Amo i set come questo dove c’è la cura per il lavoro che si fa. Lo scopo del nostro film era quello che il Mar Piccolo diventasse un oceano! Avevo paura che i tarantini non si riconoscessero in questo film, che non accettassero alcuni aspetti negativi: da piccola disegnavo le ciminiere dell’Ilva come fossero parte della città, come fossero montagne e non è normale. Non serve parlare del mare blu, bisogna attirare l’attenzione».
Michele Riondino interpreta Tonio, il capo banda, una parte complicata che il giovane attore è riuscito a non rendere come una “macchietta” grazie ad un lavoro attoriale impegnativo: « Volevamo evitare il cliché del cattivo. Non volevo ispirarmi ai cattivi di Paolo VI che ho visto e che conosco. Tonio è un personaggio inventato. Con Alessandro siamo stati bravi a dargli un lato più ambiguo, che ha bisogno di un contatto con i suoi scagnozzi. Rimane comunque un capo di turno. Non ha vulnerabilità». Da tarantino, Riondino ci ha spiegato come crede che venga fuori la sua città da questo film: «Taranto è una città che non si piange addosso, che vive di paradossi e che ha voglia di vivere, ma rappresenta la coscienza sporca della politica».
La scelta di Taranto come set ideale per il film è stata in realtà del tutto casuale: «Ci sono passato per caso – racconta il regista – , vivo al Sud ed ero in Salento. Così sono venuto a Taranto. È una città molto bella che è ferita dall’industria. Ma di Taranto, di quartieri come Paolo VI ce ne sono altri e volevo veicolare proprio l’idea che potesse essere qualsiasi posto nel mondo».
«Non ho avuto difficoltà particolari , – ha continuato Di Robilant, parlando del set – anche i giovani si sono comportati bene. Selenia, per esempio è una ragazza molto forte, seria, di carattere.  Ho cercato persone che fossero adatte al ruolo».
Sarà per la storia, sarà per la straordinaria bravura dei protagonisti, sarà per i temi che affronta, ma Mar Piccolo è un esempio di come l’Italia possa fare film eccellenti su temi importanti e di come il Sud del nostro paese sia un continua fonte di ispirazione. Certo, sono storie drammatiche che parlano di disagio sociale e di criminalità, ma che è bene sempre tenere bene in vista. Non esistono solo i paradisi di Parnassus o le storie struggenti di Alza la testa. C’è un Sud che vuole farsi vedere, che è stato sotterrato e di cui tutti, anche i più giovani, devono conoscere l’esistenza.

di Roberto Pagliarulo

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine