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Romacinemafest 2011: Le diable dans le peau

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Romacinemafest 2011: Le diable dans le peau

Un esordio mite e fulgido, che respira dell’amore di un’infanzia maledetta(mente) reale

Camminare sui binari con la propria, piccola metà al fianco, in un attimo di luminosa bellezza, prima di elettriche catastrofi beffarde. La spietata e immotivata verità del mondo negli occhi mai sbalorditi e sempre combattivi dell’infanzia. Un’iniziazione brutale e letteralmente “fulminante” nel seno di una natura materna e fiabesca. Due orfani e la minaccia di un’insostenibile separazione. Con Le diable dans le peau, il regista Gilles Martinerie firma un’opera viva e penetrante. Presentato in concorso nella sezione “Alice nella città”, il film è cosceneggiato dal regista e da Nicolas Peufaillit (César 2010 per la migliore sceneggiatura originale del magnifico Il profeta, di J. Audiard) con un tocco sussurrato e lirico, con un realismo magico che trafigge i personaggi e gli spettatori. Colmato dai silenzi affettuosi e dai giochi semplici tra bambini, il paesaggio lussuoso e avvolgente della campagna francese estiva veste gli ultimi irrequieti giorni “insieme” di Xavier (Quentin Grosset), 11 anni risucchiati negli occhioni selvaggi, e del tenero Jacques (Paul François), 7 anni, intelligenza vivace ed eccentrica. La loro vita sbanda quando Xavier scopre che Jacques andrà in autunno in una scuola speciale, forse per ragazzi con traumi psicologici. Xavier, abitualmente picchiato da un padre assente (traumatizzato dalla sua esperienza di guerra) e inascoltato dalla nonna pur premurosa, inizia a fare piccoli dispetti e a macchinare l’evasione dal futuro incombente, cercando di proteggere Jacques e di tenerlo avvinto a sé. Difendendo al contempo il micro nucleo di una famiglia virtuale, un nido irripetibile e necessario al quale i due si aggrappano durante le troppo rapide vacanze. Sarà il regalo più ambito, il nuovissimo aquilone fabbricato da Xavier al fratello a distruggere promesse e sogni e ad annodare le sorti dell’inconsapevole e devoto Jacques a quelle della madre, biondo angelo perduto. Una visione sfuggente e panica, familiare quanto il cantuccio segreto nella sequoia di Jacques. Un ritratto sincero delle scommesse del destino, del caos inevitabile della vita, un racconto di formazione antiretorico, che lento e tenace rapisce, sferrando i colpi sordi di una crescita forzata e che strappa l’anima. Di Xav e di Jacques, la nostra, senza rimedio, senza sangue.

TITOLO E CAST

Regia di GILLES MARTINERIE

Con Quentin Grosset, Paul François, Augustin, Quer, Orfeo Campanella, Francis Renaud

Francia, 2011 – 82’

di Sarah Panatta