Ivan Cotroneo porta al cinema una bizzarra famiglia napoletana degli anni Settanta, manifesto, però, della precarietà dei sentimenti della società contemporanea
Napoli, 1973. Peppino è un bambino speciale. Deriso da tutti i suoi compagni di scuola perché emblema del tipico “nerd”, egli ha qualcosa in più rispetto a chiunque altro: è il cugino di Gennaro. Anche Gennaro è un ragazzo speciale. Convinto che sua zia nasconda “la kriptonite nella borsa”, gira per le strade urlando ai quattro venti di essere lui il vero Superman, ma nessuno sembra credergli.
In Concorso nella Selezione Ufficiale della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, La kriptonite nella borsa di Ivan Cotroneo (sì, proprio lui, l’autore di Tutti pazzi per amore) è un film brillante, leggero, piacevole, che attraverso la sineddoche del disagio di Peppino e Gennaro racconta la storia di un disagio famigliare, all’interno di una famiglia numerosa ed allargata, piena di problemi, ma che riesce sempre a trovare la forza per alzare la testa ed andare avanti.
Fortemente influenzato non soltanto dalle sue precedenti esperienze in Tutti pazzi per amore, quanto piuttosto dai pochi grandi registi di commedia nostrana (uno su tutti Paolo Virzì), Ivan Cotroneo confeziona, finalmente, un film intelligente, ma di puro intrattenimento, anni luce distante dai classici drammi esistenziali di autori come Cristina Comencini o dai polpettoni natalizio-estivo-pasquali della famiglia Vanzina, grazie anche ad un cast stellare, composto da Luca Zingaretti, Libero De Rienzo, Cristiana Capotondi (sempre più brava, inutile negarlo e superfluo, forse, sottolinearlo) e Valeria Golino, che sembra essere riuscita, finalmente, dopo tanti anni, a trovare un ruolo adatto a lei.
Per la prima volta dietro una macchina da presa cinematografica, dunque, Ivan Cotroneo supera l’esame a pieni voti e regala al grande pubblico un piccolo gioiello, una pietra preziosa e speciale che brilla proprio lì, lì in fondo, in mezzo a una valanga di kriptonite.
Di Luna Saracino