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Velociraptor!

Elettronica e fantasticherie Sixties nell’ultimo album dei Kasabian

Facce urlanti in copertina e un titolo che rimanda alla preistoria. “Sono passati 15 o 16 anni dall’ultimo classic album ma forse ce l’abbiamo fatta” aveva detto Sergio Pizzorno. Ma Velociraptor! non può essere definito un classico in senso stretto: il nome si adatta bene a quello che è un “dinosauro rock” curioso che si muove tra i territori inesplorati dell’elettronica e le psichedelie Sixties. Anche sul titolo il leader dei Kasabian era stato ironico: “I velociraptor cacciavano in gruppi di 4: erano la rock’n’roll band dei dinosauri.” Forse l’ultimo cd della band inglese non può essere definito un disco rischioso ma, il fatto che non sappia esattamente che direzione prendere, non lo rende di certo meno affascinante. Il primo singolo estratto Switchblade Smiles,un mantra elettronico allucinogeno, aveva dato ad intendere a molti che Velociraptor! potesse essere il degno sequel di West Ryder Pauper Lunatic Asylum (2009) ma l’apripista Let’s Roll Like We Used To manda subito in confusione l’ascoltatore, che si trova di fronte a un classico in pieno stile anni ’60. Nuova traccia, nuovo stile: con Days Are Forgotten, “fiore all’occhiello” dell’album, i Kasabian puntano su un riff blues ossessivo e un coro in falsetto che è già un tormentone. La Fée Vertesembra la versione datata di un pezzo dei Gorillaz mentre la balladGoodbye Kiss é un cocktail a base di Gene Pitney e Alex Turner. Tocchi di modernità in I Hear Voices e pennellate quasi pop in Re-Wired fino all’assalto rap-rock della title-track Velociraptor! che di sicuro sentiremo ai prossimi festival estivi. La chiusura è affidata a Neon Noon: contemplazione “al laudano” sul passare del tempo. Un disco interessante,forse non il migliore della band, ma con molte hit da tenere d’occhio.Ascoltandolo, i Beady Eye di Liam Gallagher e gli High Flyin’ Birds del fratello Noel sembrano roba vecchia: non saranno i Kasabian l’ultima frontiera del brit pop?


di Lucia Gerbino