
Un piede davanti all’altro, passo dopo passo, le braccia a cercare l’equilibrio, gli occhi fissi davanti a sé. E sotto il nulla. È il mestiere del funambolo, artista delle altezze, genio dell’azzardo, maestro della camminata sospesa. È il mestiere di Philippe Petit, l’uomo che nel 1974 tese una corda tra le due torri del World Trade Center e passeggiò dall’una all’altra.
Questo libretto, che ha circa un quarto di secolo, si presenta come un manuale ad uso e consumo degli aspiranti artisti dell’aria, ma basta metterci il naso dentro per accorgersi che nasconde tutt’altro. La poesia di una camminata a piedi nudi nel cielo, la magia di un uomo solo che sfida la vita, l’impegno di un equilibrio costruito passo a passo, con ogni centimetro del corpo ma soprattutto con la testa, svelano immediatamente la loro natura profonda di metafore.
Con Petit non si impara a volteggiare su una corda a qualche metro da terra o a tenere un bilanciere perfettamente orizzontale. Sull’onda delle parole leggere di quest’uomo unico ci si ricorda come fare a vivere. Ad affrontare la paura, a guardare avanti, a conoscere se stessi e il mondo attorno, a non temere le prove, a cadere e rialzarsi, a sognare. Come scrive Paul Auster nell’appassionata prefazione “
il funambolismo non è un’arte della morte, ma un’arte della vita – della vita vissuta al limite del possibile. Ovvero della vita che non si nasconde alla morte, ma la guarda dritta in faccia”.
È questa la lezione più affascinante che l’uomo sul filo Philippe Petit trasmette con le sue imprese e le sue parole a migliaia di appassionati che lo seguono naso all’aria. Osate, osate l’impossibile. Salite più in alto, confondetevi con l’aria e lì cercate quella felicità intima che solo voi potete darvi. “
Ecco il viaggio da fare. Alzati quando il filo si mischia alla carta del cielo”.
Philippe Petit
Trattato di funambolismo
Ponte alle grazie 2009
128 pagg., 12.50 €
di Flavia Vadrucci
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