Interprete del nuovo film di Carlo Benso “Te Absolvo”
L’ultimo coraggioso lavoro firmato da Carlo Benso, in sala a Roma il 17 ottobre al Medison, avrà come interprete principale il grande Toni Garrani.
L’attore ed autore si racconta ad Eclipse in questa intervista:
L’incontro con Carlo risale a parecchi anni fa, ed è legato alla comune passione per i cavalli. Ci incontrammo in un maneggio fuori Roma dove entrambe andavamo a fare lunghe passeggiate in campagna, lui sognando il Monferrato, io il Far West. Poi il caso ci ha riuniti ancora una volta in un bar sotto casa nel quartiere dove abitiamo tutti e due. In quel bar, davanti ad un ennesimo caffè, cominciarono lunghe chiacchiere sul difficile momento che il teatro, il cinema, e in genere i mondi culturali attraversano nel nostro paese. Un giorno Carlo mi propose di leggere una sceneggiatura che aveva da anni nel cassetto. Fui fulminato dal soggetto e dal ruolo del protagonista, un uomo che di fronte al suo improvviso licenziamento perde tutti i suoi riferimenti psicologici, sociali ed affettivi, e veleggia verso la nevrosi più nera nella totale perdita di identità. E cosi è nato “Fuorigioco”, il primo film di Carlo, che girammo con mezzi che definire di fortuna sarebbe un eccesso di ottimismo, ma di cui andiamo fieri per la capacità di colpire dritto nel segno di una crisi profonda del sistema valoriale in cui viviamo. Da li è nata una collaborazione che ci ha spinto, complice il bar e i molti caffè, a scrivere insieme ben tre sceneggiature in una stupefacente concordanza di idee ed intenti. “Te absolvo” è uno dei frutti di questa collaborazione che definirei simbiotica.
“Te absolvo” è un film che nasce da un vissuto profondo di Carlo, al quale ho dato un contributo in sede di sceneggiatura cercando di definire meglio gli snodi narrativi, e inserendo un tocco di “noir” nella vicenda umana e nelle contraddizioni laceranti di Don Andrea. Ne è uscito fuori un personaggio a mio avviso assai paradigmatico nel suo tentativo, molto umano direi, di risolvere le sue crisi interiori attraverso un insostenibile compromesso di cui lentamente prende coscienza nell’arco degli eventi traumatici che da questo compromesso scaturiscono. La storia di Don Andrea insomma è la storia di un uomo prima ancora che di un prete, e partendo da questo presupposto ho costruito il personaggio: un uomo barricato nelle sue convinzioni, convinto in modo tetragono di aver scelto la via migliore per sfuggire al suo destino, pur violentando il destino di molti altri, e che lentamente prende coscienza della crudeltà delle conseguenze delle sue scelte, fino all’inevitabile catarsi.
Con “Te absolvo” abbiamo fatto un salto produttivo rispetto a “Fuorigioco” grazie alla fiducia che il produttore Francesco Montini ha voluto dare al progetto, mettendoci a disposizione mezzi e strutture per la realizzazione del film, pur sempre nei limiti di una produzione “indipendente”. Il che significa poter contare su un budget limitato ma sufficiente, ma soprattutto poter contare su un gruppo di lavoro fortemente motivato dalla comune intenzione di dare il meglio e il massimo, nella convinzione di star facendo qualcosa che vale. Ecco, questo credo sia il fascino delle cosiddette “produzioni indipendenti”: la felice sensazione di stare collaborando tutti assieme, con grande passione se pur con poco guadagno, ad un progetto che coinvolge ed entusiasma, a cui si da’ importanza e fiducia, e di cui sentono e condividono le motivazioni più profonde. E questo oggi in Italia ritengo sia qualcosa di straordinario e, se non avessi paura delle parole, direi forse addirittura “rivoluzionario”.
Vedremo l’esito che avrà “Te absolvo” nelle sale, da cui molto dipende la concreta possibilità di proseguire il percorso narrativo che abbiamo intrapreso. I progetti non mancano, le storie da raccontare nemmeno. Ed è in questa prospettiva che, sperando di superare le barriere strutturali e le penalizzazioni normative a cui in Italia l’attuale sistema di produzione e distribuzione cinematografica sottopone il cinema indipendente, Carlo ed io cercheremo di continuare sulla strada intrapresa, nel caparbio tentativo di raccontare le nostre storie e di fare dei film che, come ci disse una volta una nostra sconosciuta spettatrice, “vale la pena di fare”.