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Loving Vincent: la recensione del film animato di Hugh Welchman

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Loving Vincent: la recensione del film animato di Hugh Welchman

Vincitore del premio del pubblico ad Annecy, Loving Vincent sarà nelle sale dal 16 al 18 ottobre grazie a Nexo Digital

Auvers-sur-Oise, piccolo sobborgo a nord di Parigi. Vincent Van Gogh è di ritorno dalla sua solita passeggiata nei campi: Ravoux, il padrone della locanda dove alloggia il pittore, nota qualcosa di strano in lui, come se stesse per avere un malore. Vincent è un uomo discreto e silenzioso, fa finta di niente, sale in camera sua e si stende sul letto. Dopo un po’, Ravoux lo raggiunge preoccupato: Vincent Van Gogh si era ferito allo stomaco con un’arma da fuoco nel disperato tentativo di porre fine alla sua vita. Il pittore olandese di adozione francese morirà di stenti solo due giorni dopo, il 29 luglio 1890.

Le vicende di Loving Vincent si svolgono esattamente un anno dopo, quando il postino di Van Gogh chiede a suo figlio di raggiungere Auvers per recapitare una lettera, l’ultima lettera che Vincent ha scritto al suo amato fratello Theo, una delle poche gioie della sua vita. Inizia così un viaggio triste e misterioso alla scoperta delle reali ragioni nascoste dietro il tentato suicidio di Van Gogh – sempre che si sia davvero ucciso.

Definire Loving Vincent un film d’animazione è riduttivo, perchè non rende minimamente il lavoro che c’è alla base di un progetto così coraggioso. La pittrice polacca Dorota Kobiela e il regista inglese Hugh Welchman hanno impiegato più di sei anni per cercare di raccontare il mistero della morte di Van Gogh in modo insolito e potente allo stesso tempo: ad aiutarli, un gruppo di 125 pittori che hanno realizzato, quasi frame by frame, più di 65000 quadri in movimento, utilizzando la tecnica pittorica tipica di Van Gogh. Il risultato è sorprendente: quasi 90 minuti di thriller da nodo alla gola raccontato con uno stile tra lo straziante e l’elegante, proprio come un dipinto ad olio di Vincent Van Gogh. A contribuire al mood di questa già incredibile opera, le musiche di Clint Mansell e una canzone, nei titoli di coda, da pelle d’oca e lacrime agli occhi: Starry Starry Night, cantata da Lianne La Havas (cover dell’originale di Don Mc Lean del 1971).

La meraviglia dello sguardo si accompagna, ben presto, al dolore, man mano che si va avanti con la narrazione: lo spettatore empatizza da subito con Van Gogh (come non farlo?) e quasi si innamora del suo animo folle e disperato e, anche se le vicende si svolgono esattamente un anno dopo la sua morte, quasi ci sembra di vederlo sempre in scena, di percepire il suo dolore, le sue emozioni, la sua malattia.

Senza sbilanciarsi in alcun tipo di giudizio, Loving Vincent racconta la vita, le opere e la morte di uno dei più grandi artisti contemporanei, che ha contribuito in maniera inquantificabile alla concezione dell’arte così come l’abbiamo oggi, scavando a fondo sul suo dolore e sul suo genio incompreso, al punto da spingerci a sentirlo quasi nostro.

La locandina del film: