Alienazione e normalità (presunta) nella caotica New York dei giorni nostri

“Ho 17 anni e non amo molto parlare. Sono anarchico. Odio la guerra, la politica e la religione organizzata. I miei dicono che sono un asociale perché non voglio andare all’università. Non ci voglio andare perché non voglio essere indottrinato. Mi bastano le idee che ho. Amo leggere e passare le giornate in compagnia di mia nonna. Per questo sarei un disadattato?”. Queste sono le parole che il protagonista James, interpretato dall’attore Toby Regbo, pronuncia nelle prime immagini di Un Giorno Questo Dolore Ti sarà Utile, ultima fatica di Roberto Faenza. Tratto dal libro Someday This Pain Will Be Useful To You di Peter Cameron, il film è un’appassionata riflessione su un ragazzo come tanti, “atipico” soltanto agli occhi degli altri che lo vorrebbero uniformato a una normalità solo presunta: sarà questa sua sensazione di diversità a fargli commettere gravi errori ma anche a diventare il suo punto di forza, nel momento in cui capirà che sono le persone che lo circondano ad essere atipiche. A fare da cornice alle sue vicende, una New York frenetica in cui ognuno sembra sicuro delle proprie aspirazioni e del proprio destino. “Il motivo che mi ha spinto a fare di questo romanzo un film, è stato il contrasto tra il mondo dei giovani e il mondo degli adulti” ha raccontato in conferenza stampa Faenza. “Sono proprio gli adulti a far sentire questo ragazzo un disadattato, quando in realtà sono loro ad essere anormali.” Un cast di star internazionali di prima grandezza che hanno accettato di collaborare con il regista italiano: da Stephen Lang (Manhunter, Avatar, Terra Nova), Deborah Ann Woll (True Blood) e Peter Gallagher (The O.C.), fino a Marcia Gay Harden (Premio Oscar per Pollock) ed Ellen Burstyn (Gli Anni dei Ricordi, Big Love, Law & Order). La Woll, che nel film interpreta la “strana” sorella di James, è abituata a ruoli ricchi di attrattiva per il giovane pubblico, come quello di Jessica in True Blood ma si è detta molto felice di quest’esperienza: “Mi sono sentita come James quand’ero più piccola, ecco perché ho accettato. Questo non è un film sulla diversità ma sull’unicità delle persone.” Su come le nuove generazioni, abituate ai modelli “vincenti” proposti da TV e cinema, possano recepire il film, Faenza non ha dubbi: “Credo che dei ragazzi abbiamo un’idea molto stereotipata. In realtà quello che gli diamo, vedono. E se gli diamo soltanto una cosa vedranno solo quella. Ma secondo me sono molto più intelligenti di quello che pensiamo: se questo film verrà opportunamente promosso e pubblicizzato sono certo che gli piacerà.”

di Lucia Gerbino