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Vivere Up In The Air

george_clooney_8George Clooney  in concorso al Festival di Roma con l’ultimo film di Jason Reitman

Ho preso molto sul serio il mio ruolo e da attore impegnato ho dovuto dare l’impressione che il mio personaggio ballasse malissimo, ma nella realtà di tutti i giorni io sono  il miglior ballerino del mondo.

Ottenere da George Clooney una risposta priva di umorismo sembra essere un’impresa al limite dell’impossibile, una “crociata” fallita miseramente anche nella cornice del Festival di Roma. Archiviati momentaneamente i particolari più o meno veritieri  sulla sua relazione con l’ex velina Elisabetta Canalis, l’attore è arrivato nella capitale per presentare nella sezione in Concorso Up in the air ( Tra le nuvole), una commedia sarcastica e sottilmente amara diretta da Jason Reitman.  Dopo aver trionfato con Juno nel 2007, il regista di Thank you for smoking prova a bissare il successo con una storia ispirata all’omonimo romanzo di Walter Kim e all’attuale situazione economica americana che ha mietuto molte “vittime” all’interno delle compagnie più prestigiose. “ Sono incredibilmente grato di essere qui per la seconda volta – commenta emozionato – Quando sono venuto  con Juno ho vissuto un’esperienza incredibile. Ora sono tornato con  una storia incentrata sugli individui e penso che il pubblico americano, sia maschile che femminile, si identificherà facilmente. La nostra è una società incredibilmente individualista e questo può esporci a molti rischi tra cui perdere contatto con il mondo e le persone che ci circondano. Può capitare di sapere esattamente dove siamo e sentirci perfettamente a nostro agio, ma in realtà viviamo in una sorta di limbo e non abbiamo la minima idea di dove stiamo andando.” Nell’ultimo anno la crisi economica si è abbattuta con violenza sul colosso americano dando vita a ad un esercito di licenziati dalle proporzioni macroscopiche. Indagando tra “le modalità di sopravvivenza” ed il terrore psicologico che accompagna la difficile gestione dell’ignoto, Reitman tratteggia con ironia e ritmo serrato il profilo di un tagliatore di teste in perenne simbiosi con la sua professione.  Ryan Bingham ha il sorriso da conquistatore ed i modi da affabulatore di George Clooney, ma  il suo scopo è quello di compiere il così detto “lavoro sporco” per aziende in crisi. Con gentilezza ed un vago tocco di sensibilità annuncia la perdita delle certezze di una intera vita come se rappresentasse l’inizio di una incredibile possibilità. Per più di trecento giorni all’anno vive letteralmente tra le nuvole, passando da una città all’altra, portando con se un bagaglio morale e materiale forse troppo leggero.

1Clooney

“  Ho capito subito la natura del mio personaggio. Quando Jason mi ha portato la sceneggiatura a Como mi sono trovato di fronte ad copione perfetto. Tutto era chiaro, perciò non ho fatto altro che realizzare quello che c’era scritto. Sono legato al personaggio da un punto di vista fisico, ci somigliamo, ma per tutto il resto ho esplorato un campo veramente sconosciuto. Ryan è profondamente solo durante la sua vita eternamente “in  air”, mentre io ho una famiglia stupenda e degli amici. Praticamente non sono mai solo.” In questo momento Clooney si trova in Italia impegnato sul set di The American, progetto annunciato all’indomani del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo. Attualmente stiamo girando a Sulmona, che non ha riportato danni. Sono stato all’Aquila durante il G8 e la preoccupazione più grande era di trovare una sistemazione adeguata per l’inverno. Sembra che molte promesse siano state mantenute, ma il lavoro non è ancora finito. In questi casi, soprattutto all’inizio, tutti vogliono partecipare alla ricostruzione e fare la cosa giusta ma, più o meno dopo un anno, l’attenzione dei media cala ed allo stesso tempo diminuiscono anche i finanziamenti. In America abbiamo avuto la drammatica esperienza di New Orleans. Girare questo film vuol dire offrire un’occupazione, anche se momentanea, a chi ha perso tutto in una notte e, allo stesso tempo, mantenere accessi i riflettori sul caso.” E per finire, interrogato sul Nobel  assegnato ad Obama ammette : “ Sono fiero di vivere in un  paese capace di trovare ed eleggere un uomo come lui.” Prossimamente Clooney tornerà dietro la macchina da presa per un altro film ispirato alla nota sentenza  Hamdan vs. Rumsfeld, con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti decretò l’illegalità dei tribunali militari creati ad hoc dalla presidenza Bush.

di Tiziana Morganti

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine