
È il 1910 quando Tolstoj (
Christopher Plummer) trascorre gli ultimi periodi della sua vita tra i dissidi accesi intorno al controllo del suo patrimonio e testamento, alimentati dalle contrastanti posizioni della sua devota e coraggiosa moglie Sofja (
Helen Mirren – Premio Miglior Attrice al Festival del Cinema di Roma) e dei suoi ormai tanti discepoli per i quali il maestro è diventato un vero e proprio idolo e oggetto di culto.
Sofja, musa e segretaria dello scrittore del quale ha trascritto a mano per ben sei volte “Guerra e pace”, rivendica ciò che in fondo pensa appartenerle, ossia il patrimonio frutto dei sacrifici compiuti insieme. Tolstoj, d’altro canto, dopo quasi cinquant’anni di matrimonio con lei, amore e passione della sua vita, ha indirizzato i suoi sforzi e i suoi pensieri in un’altra direzione dando vita alla dottrina tolstojana, costruita intorno ai principi di povertà, castità, vegetarianismo, amore e libertà. Il servile e al tempo stesso subdolo manipolatore Chertkov (
Paul Giamatti), suo segretario, lo convince a firmare un nuovo testamento per lasciare i diritti dei suoi rinomati romanzi in eredità all’intero popolo russo, privandone pertanto la famiglia di Tolstoj formata da Sofja e dai tredici figli. Ed è proprio per proteggere questi ultimi che Sofja lotta disperatamente contro il marito, creando una situazione familiare insostenibile. In questo contesto di forti tensioni, arriva l’ingenuo e puro Valentin (
James McAvoy), ferreo seguace dello scrittore la cui fede nella dottrina viene messa a dura prova quando si innamora della bella e passionale Masha (
Kerry Condon). Combattuto tra la fedeltà al verbo del maestro e la purezza dell’amore, Valentin imparerà la forza violenta e travolgente dell’amore proprio dall’impetuoso rapporto tra Tolstoj e Sofja.
“
The last station” si ispira all’omonimo romanzo di
Jay Parini scritto con l’aiuto della figlia di Tolstoj, ed è trasposto sul grande schermo da
Michael Hoffman, autore della magistrale sceneggiatura nonché regista del film e vincitore del Premio Migliore Sceneggiatura al Salone del libro di Francoforte. Hoffman, con astuta ed elegante maestria, si svincola dal semplice biopic, spostando l’attenzione su Valentin, il giovane ragazzo inesperto che si affaccia all’amore per la prima volta, inebriato e iniziato alla vita dall’ardore del sentimento. Il tema centrale, infatti, non è la storia di Tolstoj bensì il paradigma dell’amore nella sua vita, fondamento universale e motore della vita stessa. Se Valentin rappresenta l’amore nuovo, giovane e fresco, è al modello più adulto e consolidato vissuto dai compagni di vita e coniugi Tolstoj che volge lo sguardo, due persone legate da una passione profonda e senza fine la cui intensità ha generato un sentimento di segno opposto e di egual forza. La scrittura di Hoffman non consente distrazioni allo spettatore neanche per un istante, lo cattura in un viaggio di due ore la cui ultima stazione non tradisce le emozioni che ha voluto innescare durante tutto il film. Non c’è dubbio, la storia ha il pubblico in pugno, suscita e guida gli stati d’animo sorretta dalla profonda introspezione psicologica dei personaggi interpretati dal superbo cast. Distribuito da Sony Pictures Releasing Italia, “
The last station” è un film sul senso dell’amore svuotato di ogni futile e frivolo sentimentalismo egregiamente riuscito.
di Francesca Vantaggiato