Verdone torna in sala con una commedia dal retrogusto “dolce-amaro”
A un anno da Italians, Carlo Verdone torna con una pellicola da lui diretta, interpretata e co-sceneggiata, che segna un netto distacco rispetto al tipo di cinema cui il regista romano ci ha abituato ormai da tempo.
Io, loro e Lara, infatti, non è il solito film “verdoniano”. Lo stesso regista, in qualche intervista precedente l’uscita della pellicola, aveva già sottolineato un lieve cambio di rotta, in particolar modo nella strutturazione dei momenti comici. La battuta, infatti, viene quasi completamente abbandonata per lasciare spazio a una comicità che scaturisce dalla paradossalità delle situazioni venutesi a creare. Anche la storia, pur orientata verso la narrazione delle nevrosi famigliari, tema molto caro a Verdone, si colloca su uno sfondo di attualità, in cui sono toccati temi molto seri come la castità sacerdotale, la prostituzione, il dramma africano e i pregiudizi nei confronti degli immigrati. I presupposti per una commedia dai toni più seri, quindi, ci sono tutti. Eppure
Io, loro e Lara non convince. L’intento di voler mettere insieme tanti elementi, e per giunta molto diversi fra loro, probabilmente non ottiene l’effetto sperato e tradisce, in realtà, un Verdone piuttosto a disagio. Nonostante la presenza di un cast d’alto livello, sebbene meno d’appeal, nel quale spicca Anna Bonaiuti nei panni della sorella di Don Carlo, la pellicola non riesce infatti a trattare ogni singolo argomento come dovrebbe, finendo per risultare piuttosto superficiale. Anche i personaggi, quasi caricaturali, appaiono troppo eccessivi, davvero molto lontani dalla vasta e simpatica gamma di figure del panorama “verdoniano”. La sensazione è che questa volta, al di là dell’aver affrontato tematiche più serie, il regista romano abbia azzardato un po’ troppo, finendo per realizzare un prodotto né carne né pesce, che non riesce ad appassionare, strappando a fatica qualche risata.
di Cristina Columpsi