Eran Riklis realizza un road movie squisitamente impegnato e piacevolmente introspettivo
Eran Riklis (La sposa siriana, Il giardino di limoni) dirige Mark Ivanir (Schindler’s list, The terminal, L’ombra del potere) nella trasposizione cinematografica del romanzo Il responsabile delle risorse umane di Abraham B. Yehoshua.
(Fortunatamente) distribuito dalla Sacher, il nuovo film del regista «cittadino del mondo» si presenta al pubblico come un road movie dal sapore agrodolce che parte dal conflitto politico, passa attraverso la (dis)umanità aziendale e approda alla riscoperta di sé.
Mark Ivanir è il responsabile delle risorse umane di un’azienda accusata di essere ‘disumanamente distratta’ nei confronti di Yulia, una dipendente rumena rimasta vittima di un attentato a Gerusalemme. L’assenza di Yulia passa inosservata agli occhi dell’azienda e un giornalista non perde l’occasione per denunciare la «crudele mancanza d’umanità» perpetrata dalla cinica azienda nei confronti della donna laureata in ingegneria e costretta a svolgere le mansioni più umili. Spetta al responsabile delle risorse umane riscattare l’immagine dell’azienda, restituendo a Yulia una degna sepoltura.
Eran Riklis sceglie il genere on the road per permettere ai suoi personaggi di riscoprirsi in un’avventura rocambolesca e inaspettatamente colma di umanità. Il personaggio di Yulia, pur non essendo stato mai mostrato in carne e ossa allo spettatore, impone il suo mistero e necessita di attenzione. Yulia innesca l’azione, smuove gli animi intorpiditi e inizialmente riluttanti all’impresa, guida il processo di ricerca di un gruppo che, nel ricomporre il puzzle dell’enigmatica donna, comprende le proprie lacune e si ripropone di colmarle.
Il tema centrale del percorso interiore, esteriorizzato nel metaforico viaggio verso la fredda Romania e condotto su binari di sorprendente giocosità, si lascia accompagnare da alcune riflessioni di stampo culturale che fanno da sfondo all’intera vicenda. Yulia diventa l’emblema di un sogno agognato, cercato e infranto in un luogo, Gerusalemme, immaginato dalla donna come un ambiente ricco di nuove possibilità. Quando invece di una nuova vita Yulia incontra la morte, molte persone vengono coinvolte nel suo dramma individuale dove non è difficile scorgere il riflesso di una società dilaniata dai conflitti e scossa dalla presenza dello straniero. Come commenta lo stesso regista, «se Il responsabile delle risorse umane può sembrare, in apparenza, meno impegnato politicamente, lo è invece secondo me tanto quanto La sposa siriana o Il giardino di limoni perché analizza la psicologia israeliana e s’interessa allo sguardo degli israeliani sugli stranieri – che siano arabi o no – e sul mondo».
di Francesca Vantaggiato