Il premio Oscar 2010 come miglior film straniero
A volte nella semplicità di una regia da manuale e nei personaggi stereotipati possono risiedere i semi per realizzare un film dai risvolti sorprendenti e inaspettati.
Il segreto dei suoi occhi, si apre così al suo pubblico e lascia esterrefatti per come riesca ad avvolgere lo spettatore in una storia d’amore e di vita che scorre sui binari di un dramma poliziesco. Benjamin Esposito, protagonista della pellicola, è un ex pubblico ministero del tribunale di Buenos Aires che, in pensione, ricomincia ad indagare sul misterioso caso dell’omicidio della signora Coloto avvenuto vent’anni prima e mai risolto. Il ritorno nella capitale argentina, dopo un lungo allontanamento, gli consente non solo di terminare le indagini, ma anche di poter ritrovare un amore e tutti i ricordi lasciati alle spalle. La pellicola di
Juan Josè Campanella si sviluppa attraverso dei flashback, in cui si svolgono la vicende delle prime indagini sul caso Coloto, che si raccordano ellitticamente col presente. La storia riesce a divertire e incuriosire lo spettatore innestando dei momenti di alta drammaticità che passano sullo schermo senza alcuna pretenziosità o forzatura, merito di una sceneggiatura cucita perfettamente addosso agli attori e ricca di snodi interessanti capaci di tenere sempre alto il livello d’attenzione. Malgrado la regia possa apparire quantomai priva di velleità e di strutture innovative, eccezion fatta per un coraggioso piano sequenza sugli spalti di uno stadio, il lavoro di Campanella incornicia e dà spessore ad ogni momento del film in maniera sempre coerente e piacevole. Un Oscar come miglior film straniero meritato e meritevole che non dovreste lasciarvi sfuggire.
di Roberto Pagliarulo