Il regista romano torna a girare in America ma il cast stellare non basta…

Commedia romantica, commedia drammatica. Un film che si fa fatica a collocare, il terzo di Gabriele Muccino in America che, sulla scia del successo di La Ricerca Della Felicità e il più discusso Sette Anime, tenta di nuovo l’ascesa a Hollywood. Un’ascesa che, come ammette lui stesso in conferenza stampa, è complicata perché: “pensare di competere con gente come Howard, Spielberg e Zemeckis è come giocare a calcio con Messi.” Ma è un fatto che Muccino durante la sua permanenza negli Stati Uniti si sia guadagnato la stima e l’amicizia di molti, motivo per cui il suo nuovo film, Quello Che So Sull’Amore (al cinema dal 10 Gennaio), vanta un cast stellare: Gerard Butler, Jessica Biel, Dennis Quaid, Uma Thurman e Catherine Zeta Jones. Ma non sono solo i grandi nomi a fare un buon film, specialmente in un paese spietato come gli Stati Uniti in cui, per sbancare i box office, ci vuole quasi sempre un’opera di genere: “È un problema di marketing.” racconta il regista romano “Gli americani devono sapere di poter vendere un prodotto che sia un thriller, un action movie o una commedia romantica. Oggi, ad esempio, commedia romantica è diventato sinonimo di un certo tipo di film, di pessima fattura. Una volta vedevamo commedie romantiche di livello , come Harry Ti Presento Sally e Notting Hill, adesso invece si parla di un altro tipo di cinema che io non voglio fare.” Per questo Muccino si era imposto di fare uno dei suoi film “ibridi” e Quello Che So Sull’Amore doveva essere infatti una commedia “drammatica”. La sceneggiatura, firmata da Robbie Fox, si presta poco all’obiettivo: un ex calciatore caduto in disgrazia, il George Dryer interpretato da Gerard Butler, seguito nel suo cammino verso la maturità, che passa attraverso la riconquista della ex moglie Stacie (Jessica Biel) e del rapporto con il figlioletto Lewis (Noah Lomax). Dryer si ritroverà a scegliere tra la sua vecchia vita da donnaiolo impenitente (qui messo alla prova da Catherine Zeta Jones e Uma Thurman) e la solidità dei suoi affetti. Vicende già viste, forse, dalle quali però si poteva tirar fuori un bel film che invece, nel tentativo di essere qualcos’altro, non trova un punto d’approdo: non ha la leggerezza della commedia (un’ora e quarantacinque minuti sono troppi per un film di questo tipo) e neanche la profondità del dramma personale, poco credibile, perché giocato sempre sul filo dell’ironia. Quello Che So Sull’Amore non ha riscosso grande successo in America“Colpa della data d’uscita: era un film destinato a un pubblico prettamente femminile ed è andato al cinema in un weekend di saldi.” racconta Muccino che, in parte, attribuisce l’insuccesso anche ad alcune scelte di produzione: “Negli Stati Uniti ogni regista ha un produttore di fiducia: io per questo film non lo avevo e mi sono affidato a più persone, che mi hanno fatto tagliare e rigirare molte scene.” Ma gli antefatti hanno poca importanza: da un regista italiano di qualità ci si aspetta la responsabilità del rischio, anche oltreoceano. Muccino è onesto, ammette di aver peccato d’ingenuità: il pubblico italiano sarà più clemente e gli perdonerà, se non altro, un film ben confezionato e con un ottimo cast. Un film che questa volta, però, non lascerà il segno.

di Lucia Gerbino