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Cristiada

cristiada-locandinaUn film storico, una storia di redenzione e di lotta per la libertà assoluta di culto. Nel film di Dean Wright un cast Andy Garcia ed Eva Longoria, con le musiche di James Horner

Un film storico, che racconta in maniera commovente una storia di redenzione. Una vicenda tenuta segreta per decenni che riaffiora e, squarciando il velo dell’omertà, apre gli occhi al mondo sulle vicissitudini del popolo messicano, che ha lottato per la propria libertà fino alla morte. E insegna con passione e profondità l’esempio di chi ha pagato con la propria vita il prezzo per restare fedele ai propri ideali. Tutto questo è “Cristiada” (Dominus Production), un film di Dean Wright con: Andy Garcia (memorabile nella sua interpretazione e doppiato magnificamente al Fono Roma da Adriano Giannini, che ne ha parlato al Roma Fiction Fest 2014); Eva Longoria, Oscar Isaac, Catalina Sandino Moreno, Santiago Cabrera, Peter O’Toole. E con un giovane talento eccezionale quale Mauricio Kuri. A dare qualità al film prodotto da Pablo José Barroso, è James Horner, che ha curato le musiche. Descritto quale “una storia vera, emozionante e imperdibile”, “Cristiada” racconta la lotta per la libertà, che diventa l’unica ragione di vita per i protagonisti; “tra cielo e terra; tra chiarezza ed oscurità; tra fede e peccato”, come citano i titoli di testa in lingua originale francese. Tra perdizione e redenzione appunto, potremmo aggiungere.

“Cristiada” narra una pagina della storia dell’America Latina rimasta “sepolta” per 70 anni, ma ancora viva nella memoria di tutti i Messicani. Ci mostra la cosiddetta “Guerra dei Cristeros”, che venne repressa nel sangue e causò migliaia di morti, tra violenze atroci. Tutto nacque quando, nel 1926, il presidente Plutarco Calles firmò la cosiddetta “legge per la riforma del codice penale”, meglio nota come “Legge Calles”, che limitava drasticamente i poteri della Chiesa e della libertà religiosa, per cui ogni prete o membro del clero nato all’estero e trovato in Messico sarebbe stato deportato; oppure ogni vescovo che avesse contestato il Governo centrale sarebbe stato condannato a 5 anni di prigione. Questo provocò moti di ribellione da parte della minoranza cattolica locale, che provò a far sentire la sua voce con una raccolta firme per abrogare la “Legge Calles”. La risposta di Calles fu la repressione violenta, nel sangue, con intransigenza e intolleranza in luogo di moderazione ed accordi diplomatici, che arriveranno troppo tardi. A guidare questi movimenti di protesta sarà “il più grande generale del Messico”, “il più abile stratega di tutti i tempi”: Enrique Gorostieta (Andy Garcia); egli non è un credente, ma è fermamente convinto del rispetto del principio della libertà di culto. A supportarlo nella sua scelta è sua moglie Tulita (Eva Longoria), una credente ferrea. E nella guerra dei Cristeros le donne avranno un ruolo preponderante, “sono importanti come soldati” dice Enrique, perché portano cibo, munizioni ed informazioni, occupandosi anche dei feriti. Tulita si rende protagonista di uno dei più importanti monologhi che caratterizzano il film: “forse tu non avrai nulla in cui credere, ma io credo in quello per cui tu combatterai e così forse ci crederai anche tu”. Nonostante i due siano consapevoli dell’enorme rischio che corrono, soprattutto Enrique, decidono di non venir meno a quello che sentono come un loro dovere. E questo è un insegnamento che viene dato lungo tutto il film. E anche se è una dura condizione da accettare, i protagonisti lo accettano con devota obbedienza. In questa guerra che non risparmia nessuno (oltre alle donne, anche bambini e religiosi), oltre a Enrique, tale lezione viene impartita tramite altre due figure molto significative; quella di Padre Christopher (Peter O’Toole, che abbiamo visto in “Lawrence d’Arabia”), che prima di morire accoglie nella sua Chiesa il giovane José (Mauricio Kuri) come chierichetto e gli dà un ultimo monito: “che uomo sei se non rimani fedele a ciò in cui credi?”. E il bambino farà suo tale avvertimento del religioso, rimanendo traumatizzato dalla sua uccisione davanti ai suoi occhi. Deciderà, così, di arruolarsi al fianco dei Cristeros nell’esercito di Enrique, che lo considererà come un figlio. Il piccolo dimostrerà di avere “molto più coraggio di tanti altri” soldati e morirà da martire della fede prima che Gorostieta possa salvarlo. Molto toccanti le scene della morte di questo giovane eroe, che ricorda molti altri piccoli kamikaze dei tempi moderni. Basti pensare ad Abu Ubaidah, soprannominato “il cucciolo di Baghdadi”,il più giovane jihadista dell’Isis; è morto a soli 10 anni in Siria, il 10 ottobre, dove con il padre si era unito al califfato con a capo Abu Bakr al-Baghdadi. José con coraggio si immolerà alla sua stessa maniera al grido di “W Cristo Re”, che caratterizza tutto il film. Precoce paladino della libertà di culto, agli occhi di Enrique è come il suo cavallo Frisone, che significa “piccolo grande uomo”. E il secondo martire devoto sarà proprio Enrique, che si lancerà in un ultimo disperato tentativo di sacrificarsi per salvare il resto dei Cristeros, capendo il vero senso della fede, quello di morire per un ideale, servendo e rimanendo fedele e coerente con quanto aveva impartito ai suoi uomini: “insegneremo a Calles e al mondo intero la libertà, che è la nostra vita, la nostra famiglia, i nostri figli. E dobbiamo difenderla o morire per essa; proteggerla è un nostro diritto, ma anche un nostro dovere”. Per essa “combatteremo con onore, dignità, astuzia e con la grazia di Dio ne usciremo vivi. Siamo un esercito che combatte in nome di Dio, della Chiesa e della massima libertà. W Cristo Re”. Di fronte all’autorevolezza e all’autorità di queste parole di una figura così maestosa, colpisce la sincera e profonda commozione del Generale davanti alla morte del piccolo José: lacrime sentite che danno un tono epico al film e a questo nuovo “Braveheart”.

Tono tragico che è stato ricercato, ispirandosi proprio al film con Mel Gibson; ci si è riusciti grazie ai paesaggi del Messico e alle musiche di James Horner, autore della nota “My heart will go on”, che fa da colonna sonora a “Titanic”, che il regista Dean Wright ha diretto, assieme a “Il signore degli anelli” ed a “Le cronache di Narnia”. Si piange allo stesso modo che per il sacrificio estremo di Jack per salvare Rose in “Titanic”: qui allo stesso modo si muore per un ideale, come lo è l’amore (per la propria terra, per Dio, per la propria libertà, allo stesso modo che per una donna), con il coraggio di continuare a crederci anche quando ogni speranza è perduta. Tanto che Andy Garcia l’ha definita “un’esperienza molto intensa e indimenticabile”.

Ma non sarebbe stato lo stesso senza un altro cast e senza un altro ambiente per la sceneggiatura. Tutti gli attori, infatti, in qualche modo sono legati al Messico, e questo favorisce la loro presa in carico della portata storica di ciò che vanno a rappresentare. A partire da Garcia, che ha vissuto i disordini di Cuba prima di trasferirsi da ragazzo negli Stati Uniti. Eva Longoria, poi, è messicano-americana; ella, inoltre, di recente sta studiando per ottenere un dottorato sugli Americani di origine Messicana (Chicani) ed era dunque molto preparata sull’argomento. Così come anche il piccolo Mauricio Kuri è nato a Città Del Messico, mentre Oscar Isaac è nato in Guatemala. Infine Catalina Sandino Moreno (Adriana), che abbiamo ammirato in “Maria full of grace”, ha assistito alle recenti lotte in Colombia. Tutti sanno dare il giusto pathos ad una vicenda che ha visto, nel 2005, la beatificazione, da parte di Papa Benedetto XVI, del piccolo José e di altri 12 messicani (Cristeros). Ed è così che lo spettatore è catturato emotivamente e non si accorge neppure della durata del film di 143’. Prima di approdare in Italia, “Cristiada” è stato presentato in America lo scorso anno (dove ha avuto un successo memorabile) e in Francia (dove, viceversa, non ha ricevuto lo stesso riscontro positivo). Per quanto riguarda la distribuzione italiana, spiega Federica Picchi della Dominus, essa avverrà in concerto col circuito delle sale cinematografiche della Uci-Cinemas, per tutelare la diffusione del kolossal da copie pirata. A partire da mercoledì 15 ottobre prossimo a Milano, per terminare a Roma il 5 novembre prossimo. Verranno toccate, con un’anteprima serale alla presenza di personalità istituzionali di spicco, tutte le principali capitali italiane, tra cui Torino e Genova.

di Barbara Conti