
Il percorso editoriale di Stieg Larsson è caratterizzato dai grandi numeri. Il suo primo romanzo “Uomini che odiano le donne” ha venduto in Italia 650.000 copie, mentre la trilogia Millennium è arrivata a quota diecimila nel mondo.
Cifre che raccontano la struttura di un successo pronto a far sentire i suoi effetti benefici anche sul grande schermo.
Applicando il teorema Dan Brown, secondo il quale l’affluenza in sala è direttamente proporzionale ai lettori acquisiti precedentemente, sembra matematico profetizzare un successo al box office per Uomini che odiano le donne, distribuito da Bim con 450 copie dal prossimo week end. Prima di conquistare in modo postumo il secondo posto tra gli autori più venduti nel 2008, Larsson ha dedicato gran parte della sua vita al giornalismo d’indagine, distinguendosi ben presto come uno dei maggiori esperti in attività anti-democratiche della destra estremista e nazista svedese. Fondatore della rivista anti razzista Expo, consulente di Scotland Yard, corrispondente dal Regno Unito ed inviato per L’OSCE, ha utilizzato gran parte dell’ esperienza personale per costruire l’impianto narrativo dei suoi thriller polizieschi. Inseguito alla sua morte sono nate leggende metropolitane sull’esistenza di un quarto volume, se si considera l’ordine di uscita, ma quinto se si segue la continuità narrativa, pronto per la pubblicazione e bloccato dal veto famigliare. Un piccolo mistero che aumenta la curiosità intorno alla figura di un autore contemporaneo capace di offrire il ritratto inusuale di una Svezia razzista e violenta, dove le donne sono quasi sempre le vittime silenziose di una arroganza maschile che sfocia nell’abuso sessuale. Un materiale non solo narrativo, ma soprattutto sociale ed etico, completamente affidato al regista danese Niels Arden Oplev. “ Volevo fare un film con emozioni forti, personaggi realistici ed una storia controversa ed intrigante. Questi elementi sono già il mio marchio di fabbrica ed erano presenti nel libro. Scenografie ed immagini hanno contribuito a rendere il film speciale, ma era soprattutto importante che venisse conservato lo spirito tagliente del romanzo attraverso il quale mostrare il lato oscuro della società.” Oplev, dopo un tentennamento iniziale, è rimasto coinvolto dalla retorica di Larsson, accettando la sfida di dare un corpo ed un volto ai due protagonisti, il giornalista Blomkvist (Michael Nyqvist) e la giovane acher Lisbeth Salander (Noomi Rapace), diventata una vera e propria icona femminile della letteratura moderna “ Penso che il pubblico sia in qualche modo affascinato dagli “underdog” – continua Noomi Rapace – Lisbeth è una di questi, ma lei non rinuncia mai alla lotta, non si auto commisera. Anzi risponde alle violenze, cerca di trasformare le cose. Trova sempre un modo per tirarsi fuori dalle situazioni, nonostante i maltrattamenti della società, del padre e dei servizi sociali. Quello che colpisce è che, dopo la violenza del suo tutore, lei non risponde come la maggior parte delle donne chiudendosi in se stessa, ma ribalta la situazione costruendo la sua vendetta. Sono consapevole che quella di Lisbeth non sia la risposta giusta, ma è comunque importante reagire e trovare un modo per sopravvivere.” La trilogia non aveva ancora ottenuto un così largo consenso internazionale all’avvio della produzione, ma una volta esploso il caso letterario Larsson intorno al progetto cinematografico si sono create aspettative e non poche tensioni economiche. “Quando si devono realizzare dei film di queste dimensioni, puoi farlo in mille modi diversi. – conclude Oplev – Considerate le aspettative, ho scelto di mantenere sempre l’attenzione sull’ottima qualità del film. Questo ha significato prendersi molto tempo con i protagonisti per girare le scene più complicate, un aumentato del badget ed una evidente dilatazione dei tempi, infatti le riprese sono durate 85 giorni invece dei 60 previsti.
di Tiziana Morganti