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Benvenuti al Nord, un tripudio di luoghi comuni

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Benvenuti al Nord, un tripudio di luoghi comuni

I luoghi comuni più abusati imperano nelle immagini e nei dialoghi di questa incursione meridionale nel Nord d’Italia

La vivacità partenopea incontra ancora una volta l’efficienza meneghina per mano di Luca Miniero in un viaggio dal sole del Sud alla nebbia del Nord. Finalmente Alberto (Claudio Bisio) e Silvia (Angela Finocchiaro) si godono la Madunina – anche se gli impegni lavorativi di Alberto non lasciano molto spazio alla vita privata – mentre Mattia (Alessandro Siani) vive un momento di crisi con Maria (una Valentina Lodovini dalla procacità costantemente ribadita). Mattia non vuole crescere, vive deresponsabilizzato con la madre perché incapace di accettare l’idea di un mutuo mentre Maria gli impone un aut aut per risolvere la sua indolenza. Per la solerzia e l’ingenuità dei suoi due amici, Mattia viene trasferito a Milano, dove ad accoglierlo ci sarà Alberto, appena promosso direttore e anche lui in difficoltà con la trascurata Silvia. Entrambi abbandonati dalle amate, danno inizio a una contaminazione basata sul reciproco scambio di stereotipi, per cui Mattia diventa un efficiente e coscienzioso quasi-dirigente e Alberto impara l’arte del godersi la vita senza darsi troppi affanni.
Dopo Benvenuti al Sud, remake del francese Giù al Nord di Dany Boon, con Benvenuti al Nord Miniero si affida allo stesso cast per rivivere le sorti fortunate di quello che nel 2010 è stato un incontro socio-culturale felice tra Nord e Sud. I pregiudizi del migrante meridionale che si sposta al Nord per lavoro e incontra l’accoglienza ‘freddina’ non vengono risparmiati e, anzi, gag neanche troppo ricercate rimarcano gli stereotipi su cui il film si adagia senza volontà di innovazione. Nel tentativo di voler rinsaldare l’unità italiana a suon di risate in un clima da ‘tarallucci e vino’, Miniero sembra volerci ricordare che, in fondo, Nord e Sud non sono poi così diversi e che una comunicazione all’insegna della comprensione è possibile. Affida il messaggio conciliatorio ai personaggi della nordica doc Erminia (Angela Finocchiaro) e del meridionalissimo Scapece (Salvatore Misticone), i due anziani simbolo di un radicamento culturale forte e inespugnabile che nei rispettivi dialetti dialogano e si intendono alla perfezione. Questo gioco al superamento dei più abusati cliché geografici con l’intenzione di rendere ai due poli nazionali una complessità più sfaccettata e colorata, finisce col reiterare e rafforzare lo stereotipo che tanto rifugge.
In questo viaggio unificatore – uguale per intenzione e opposto per direzione – Massimo Gaudioso (sceneggiatore di Gomorra e autore del remake italiano di Giù al Nord) cede il passo a Fabio Bonifacci che, incaricato di guidare i nostri nel gelido – ma non troppo – settentrione, conferma gli equilibri creati dal suo predecessore cristallizzando personaggi, battute e sketch in ritmi cabarettistici e genera soluzioni visive piuttosto scontate. Interviene e illumina Paolo Rossi – buffo per natura, eccezionale per la gestione espressiva – che spicca in un corpo attoriale sottotono con Bisio e claudicante nel suo essere melodrammatico con Siani.

di Francesca Vantaggiato