Cosa cambierà nel 2011?
L’Italia si trova in un medioevo digitale, nonostante il Governo parli di vigilia della liberalizzazione della Rete senza fili.
Per capire quale sarà il futuro della rete WiFi in Italia occorre dare uno sguardo al passato: il decreto Pisanu del 2005, che regolamenta le connessioni dai luoghi pubblici, verrà sostituito da un nuovo disegno di legge entro il 2010, come afferma il responsabile internet del Pdl Antonio Palmieri.
I punti più controversi del decreto Pisanu sono tre: l’obbligo per il proprietario del locale pubblico che vuole offrire un servizio di WiFi di richiedere un’autorizzazione in questura, l’obbligo per il gestore di conservare la cronologia di navigazione di tutti i clienti e, infine, l’identificazione di ogni cliente tramite fotocopia del documento di identità.
Secondo quanto emerso dal Consiglio dei ministri, nel nuovo decreto dovrebbe scomparire il primo punto, eliminando un burocratismo che ha ostacolato la diffusione del servizio. Sul secondo punto nulla di certo, come si deduce dalle parole di Palmieri: “Questa sarà materia di discussione tra i tecnici dei tre ministeri interessati”, ossia Interni, Innovazione e Sviluppo.
L’identificazione dei clienti dovrebbe conciliare le esigenze di sicurezza con quelle di liberalizzazione del WiFi. La soluzione che sembra profilarsi è l’identificazione tramite Sms. Quando ci si collegherà da una postazione internet senza fili di un locale pubblico apparirà una finestra per l’inserimento del proprio numero cellulare; in seguito si riceverà su questi una password per iniziare a navigare. Ed i turisti? Saranno esclusi dal servizio perché le Sim estere non permettono un’identificazione del proprietario, quindi non vengono accettate. Paradossalmente la malavita organizzata e il terrorismo internazionale, che notoriamente possiedono numerose Sim rubate, potranno facilmente aggirare la norma, creando problemi ai proprietari delle Sim in questione.
Le restrizioni sulla Rete senza fili non esistono in nessun altro Paese libero, iniziando dagli Stati Uniti per finire all’India. L’Italia è l’unico Paese del G7 a non avere un piano pubblico per la banda larga; finora il Governo ha lasciato ai fornitori la scelta delle aree da cablare secondo logiche di profitto. Ciò esclude dal servizio chi abita fuori dai grandi centri urbani.
L’accesso a internet dovrebbe essere inteso come un diritto dei cittadini, paragonabile a quello dell’istruzione, come avviene in alcuni paesi europei quali l’Estonia e la Finlandia.
La Rete è oggi uno strumento di emancipazione culturale e sociale.
di Ilaria Eleuteri