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A caccia di diplomi



esami_maturit_2La corsa dei privatisti verso l’esame facile

Accanto ai 500mila ragazzi che quest’anno sostengono l’esame di maturità, dopo aver frequentato regolarmente 5 anni di scuola secondaria pubblica, o paritaria, ci sono i cosiddetti “fantasmi del diploma”: in 26mila che non hanno frequentato neppure un giorno di scuola, oppure che hanno accorpato più anni presso gli istituti privati, si sono presentati da privatisti all’esame di Stato.

Il discrimine non è tra scuola pubblica e scuola privata, ma tra quella seria e quella facile: ci sono migliaia di licei paritari, che per legge adottano gli stessi programmi e gli stessi orari di uno statale, in cui si studia seriamente. Ma la retta per cinque anni costa circa 22.000 euro, mentre i “diplomifici”, con la modica somma di 4.000 euro, ti garantiscono il diploma.

È questo il prezzo fissato dai dieci “diplomifici” chiusi in Sicilia e in Calabria dopo gli accertamenti della Guardi di Finanza di Gela, anche se si può arrivare a 10.000 euro per un anno di preparazione “personalizzata” concluso con l’esame facile in sede.

Non è un caso che tutti gli studenti privatisti cerchino di scegliersi il liceo dove sostenere l’esame: non sono tutti uguali. Per stilare una classifica basta osservare quelli che superano di oltre dieci punti la media nazionale per presenza di studenti “esterni”: il “Rousseau” di Viterbo, che vanta addirittura il 44 per cento di privatisti (89 esterni contro 112 interni), c’è “Il Nazareno” di Pescara (47 candidati esterni, pari al 24 per cento), l’Icos di Lecce (32 per cento di privatisti) e il “Pascoli” di Palmi (in provincia di Reggio Calabria, col 31 per cento). I privatisti d’altronde non sono ben accetti dovunque, come spiega il direttore del “Sociale”, liceo dei Gesuiti a Torino: “Privatisti non ne vogliamo, e del resto loro non vogliono noi”.

E’ lo studente che cerca di scegliersi una commissione “amica”. I privatisti che si presentano a sostenere l’esame nelle scuole statali vengono decimati (27 bocciati su 100 nel 2008), invece nelle paritarie se ne salvano parecchi di più: solo 14 bocciati su cento. Inoltre da quando la commissione della maturità è composta da tutti i commissari interni e dal solo presidente esterno, con la riforma del 2004 del ministro Moratti, le cose vanno a gonfie vele per le paritarie: i 1.242 esterni del 2002 diventarono 12 mila nel 2005, quasi tutti promossi.

E i professori come si comportano di fronte a questo stato di cose? Spesso, più che complici, sono impotenti e vessati.

Daniela N., 38 anni, da dieci insegnante di inglese in un linguistico privato, racconta la sua esperienza: “Appena arrivata qui mi hanno fatto passare la fantasia dicendomi che non dovevo “disturbare” i ragazzi. I compiti in classe si fanno col libro aperto davanti, le interrogazioni su un tema a piacere. Spesso i privatisti sono studenti che già conosciamo e che non hanno frequentato regolarmente. Il pre-esame è una burla. Quanto ai commissari esterni, non so e non voglio sapere come vengono incoraggiati a promuovere chi non se lo merita, certo la scuola non fa mancare loro nulla...”. Perché non si denuncia? “Perché ho bisogno dei 1.000 euro che mi danno ogni mese, anche se ci trattano come schiavi e, di fatto, ci ricattano per non farci fare il nostro lavoro“.

Una rassicurazione arriva dal presidente della Fidae, associazione di 3.000 scuole paritarie cattoliche, che conferma il loro impegno nel contrastare i diplomifici. Ci vuole più controllo contro intrallazzi e imbrogli negli esami dei candidati esterni e, soprattutto, una regolamentazione ministeriale che fissi dei tetti per i privatisti e che introduca la clausola dell’obbligo di residenza per gli studenti.


di Ilaria Eleuteri

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine