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Festival del Film di Roma 2013: Romeo & Juliet

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Festival del Film di Roma 2013: Romeo & Juliet

romeo and julietCarlo Carlei resuscita con una produzione targata Swarovski, e tutti si chiedono, l’arrembaggio dei cristalli al cinema?

Merchandising o non merchandising, questo il problema. Camuffare una pellicola di impeti letterari, o fare smaccato product placement? Non è un dubbio amletico, bensì una domanda inquietata. Che scaturisce dal non detto comune terrore di fondo: che ci fa Romeo and Juliet al festival, frammisto agli altri più o meno onorabili fuori concorso “impegnati”?

O Romeo Romeo, ancora qui Romeo? Perché Romeo, in calza maglia sospirante e leziosa sotto il nostro balcone? A chi serviva, dopo 16 anni, una nuova trasposizione del capolavoro shakespeariano? Romeo and Juliet (GB 2013). Da Julian Fellows, sceneggiatore di Gosford Park e Downton Abbey, un plot pedissequo e annichilito, che non entra in circolo neppure nei sospiri di morte ingiusta. Cui prodest dunque. Al redivivo regista Carlei o alla Swarovski Entertainment? Cast superbo e zigomi ben illuminati, una manciata di pose fisse, ralenties al limite della parodia soffusa, qualche carrello che ri-accelera per destare dal coma vigile la platea, broccati e borghi in realistica carta pesta delux per onorare l’originale abusato. Il pathos simbolico di un amore classico, purissimo, contrastato da pregiudizi sociali, le pretestuose faide politiche, i velleitarismi tradizionali infilzati dalla spada elastica del Bardo. Svaniti. Nella bruma di un’alba sbadigliante e di un montaggio televisivo che inghiotte i protagonisti e la pazienza degli spettatori imboccati da un’operazione inutile, sterile, viziata.

Nessuna rivisitazione musicale punk questa volta, nessuna coreografia estetica che apra mutevoli interpretazioni, nessun vezzo registico post moderno che disincanti, nessuna pretesa attualizzante. La poesia dei versi sciolta nel candore british di una comedy sciatta, che non entra nella pelle. Né con gli ammiccamenti reiterati dell’altrove brava e accuratissima Juliet/Hailee Steinfeld (l’adolescente prodigiosa nominata all’Oscar per Il Grinta dei fratelli Coen); né con il nudo mezzo busto del palestrato ma ancora efebico Romeo di turno (il dickensiano Douglas Booth). Né con il sacrificio baldanzoso di un mono-espressivo Mercuzio, né le smorfie di sfida del macho Tebaldo. Né con le battute argute del buon frate Giamatti che fornisce conigli saggi come pure veleni poco salvifici, né con il mento provocante e i tempi freddi e rabbiosi del bel Damian Lewis (Capuleti senior).

O mani, o meglio occhi pellegrini, pellegrinate altrove, la balconata è troppo inflazionata.

TITOLO E CAST

Romeo and Juliet

Di Carlo Carlei

Con Douglas Booth, Hailee Steinfeld, Ed Westwick, Christian Cooke, Paul Giamatti, Kodi Smit-Mcphee, Lesley Manville, Tomas Arana, Laura Morante, Damian Lewis, Natascha McElhone, Tom Wisdom, Stellan Skarsgård, Leon Vitali, Nathalie Rapti Gomez, Anton Alexander

Sceneggiatura di Julian Fellows

Direttore della fotografia David Tattersall

Art direction Gianpaolo Rifino, Armando Savoia

Set decoration Maurizio Leonardi, Christian Onori

Costume Design Carlo Poggioli

Compositore Abel Korzeniowki

di Sarah Panatta