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Sogno di una notte di mezza estate: «Più strano che vero» Teseo

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Sogno di una notte di mezza estate: «Più strano che vero» Teseo

Demetrio-Lisandro-ErmiaDalla traduzione di Simonetta Traversetti

«Non prendetevela, miei cari signori, perché questa storia d’ogni logica è fuori: noi altro non v’offriamo che un sogno; della vostra indulgenza abbiamo bisogno» Puck

Per l’ottava stagione consecutiva è in scena il Sogno shakespeariano che rivive anche per omaggiare il suo regista scomparso, Riccardo Cavallo, che così parlava della commedia: «Il mondo è folle e folle è l’amore. In questa grande follia della natura, l’attimo di felicità è breve. Un richiamo alla malinconia che accompagna tutta la vicenda». Si tratta infatti di una composta felicità quella messa in scena nell’interpretazione, soavemente solenne, e nei lirici intermezzi musicali curati da Stefano De Meo – quali l’aria di sortita “Casta Diva” dalla Norma di Vincenzo Bellini per l’ingresso in scena della regina delle fate Titania, ad accompagnarne, in vari momenti, il suo incedere maestoso.

Annunciato nel titolo il genere di commedia: un “sogno”, una visione notturna; “di una notte” ambientata nel bosco, quella in cui si festeggia il calendimaggio, per celebrare la primavera durante i primi giorni del mese di maggio; “di mezza estate” nel senso propizio, felice dell’espressione, come aiutano meglio a comprendere le parole di uno degli artigiani commedianti, il falegname Peter Quince: «un bell’uomo, come se ne vedono in un giorno d’estate», riferendosi a Piramo, il soggetto della loro messa in scena (per il “teatro nel teatro”). Una compagnia di quasi improvvisati attori capeggiati dallo stesso Quince, interpretato da uno straordinario Marco Simeoli con il suo accento e le battute ironicamente napoletanizzate, per parodiare il verso aulico, che strappano spesso risa e applausi al pubblico, si apprestano a preparare una pièce da esibire nella sera delle nozze tra il duca d’Atene Teseo, Martino Duane, e la bella e triste regina delle Amazzoni, interpretata da Francesca De Berardis – sconfitta in battaglia, privata del suo regno e costretta al legame nuziale proprio dal futuro consorte.

E proprio in quella espressione “di mezza” estate si coglie una non totale felicità: in primis, si evince dalla regina delle Amazzoni Ippolita, che farà sempre trasparire una mesta sensazione di non assoluta contentezza; in secondo luogo, perché le vicende amorose delle altre coppie sono alternate da momenti di sconforto. Demetrio, l’incontenibile Sebastiano Colla, inseguito dalla bella innamorata Elena, la coinvolgente Federica Bern, che, non ricambiata, vedrà la sua dolce metà soltanto alla fine arrendersi al suo cuore per il buon sortilegio ricevuto; Lisandro, Daniele Grassetti, che ama ricambiato l’altrettanto bella Ermia, Valentina Marziali, il cui padre Egeo, Alessio Sardelli, però, la vorrebbe sposa (e in questo la riconosciamo come alter ego di Giulietta) al più stimato Demetrio.

Un intreccio a volte grossolano ma anche raffinato, dove alle filastrocche si alternano il linguaggio in prosa dei commedianti e i versi delle tre coppie, che vedono il loro amore subire gli effetti dei trucchi del re degli elfi Oberon, Carlo Ragone, e del suo fedele spirito servitore Puck, Fabio Grossi, artefice degli incantesimi. Ecco quindi che nel mondo umano irrompe quello fatato del bosco, animato dalla coppia Oberon e Titania, la regina delle fate, Claudia Balboni, vittima a sua volta dell’incantesimo del suo consorte, che pur di sottrarle un giovane paggio, non esita a distrarla facendola innamorare di un commediante, trasformato in asino, il tessitore Nick, Gerolamo Alchieri, riunito con la sua compagnia proprio nel bosco per le prove della «Lamentevolissima commedia e crudelissima morte di Piramo e Tisbe», che chiude poi magicamente i festeggiamenti dei tre matrimoni, con una frizzante messa in scena degli “artigiani”, lodati dalla corte e molto apprezzati dagli spettatori in teatro.

Cosa è realtà e cosa è finzione? L’ordine è scomposto, il caos genera confusione tra gli amanti, il vissuto e il sognato non conoscono distinzione. Una commedia sul senso della vita..? «Non v’è cosa che mi piaccia di più del vedere il mondo a testa in giù» (Puck).

Un sogno, due mondi a farne uno, tre coppie di mortali tra fate e folletti, si incontreranno ogni sera fino al 17 agosto (alle 21:15).

E per una fantastica coincidenza, in scena sempre dal 6 agosto nel cartellone del Corciano Festival (Perugia) con il Farneto Teatro nell’ambito del progetto “Teatro fuori dal Teatro”, una rappresentazione itinerante del “Sogno” tra il borgo e il bosco umbri. (www.farnetoteatro.it)

Globe Theatre: e dal 22 agosto al 7 settembre “Molto rumore per nulla”.

Botteghino: tutti i giorni dalle 15:00 alle 19:00 e nei giorni di spettacolo fino alle 21:30

www.globetheatreroma.com

Anticipiamo anche l’agenda di settembre:

dal 2 al 17: Aperitivo dalle 19 e proiezione di corti dalle 20:30 (prima dell’inizio dello spettacolo in programma) “Ancora Shakespeare: perché?

19-20 e 21: Gigi Proietti sul palco (20:45) per lo “Shakespeare Fest”, e performance teatrali e musicali.

di Elisabetta Lattavo