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The Temper Trap live @ Qube – Roma: la recensione del concerto

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The Temper Trap live @ Qube – Roma: la recensione del concerto

La band australiana alternative rock in un concerto emozionale dedicato ai fan più affezionati

Per chi li ascolta dai tempi di Sweet Disposition, i Temper Trap sono un punto di riferimento, all’interno della scena musicale indipentente. Dopo alcuni anni lontani dalle scene, il gruppo australiano ha deciso di ritornare con un nuovo album, Thick ad Thieves, a giugno 2016, e con un tour promozionale per presentare i nuovi brani e cantare insieme ai fan i loro più grandi successi (e non solo).

Per chi li ascolta da sempre, dicevamo, i Temper Trap sono un punto di riferimento: le sonorità che oscillano tra l’elettronica e l’indie rock sono certamente familiari a chi ascolta questo genere musicale, ma l’inconfondibile timbro di Dougy Mandagi ha ben pochi altri rimandi, nel genere o altrove. Chi li ascolta da sempre è abituato a quella voce e a quel timbro tanto insolito quanto impegnativo e, di solito, non può farne a meno: ascoltarla dal vivo, però, è stata un’esperienza incredibile.

Il 6 Febbraio 2017 alle 21:30, i Temper Trap sono saliti sul palcoscenico del Qube, nell’ambito di #Quirinettaontour, per regalare ai fan un concerto indimenticabile, emozionante e totalmente inaspettato: nonostante l’acustica del locale penalizzasse non poco le sonorità del gruppo e le sfumature vocali del front man, Dougy Mandagi e compagni sono riusciti ad aggirare l’ostacolo, dando vita ad uno spettacolo emozionante e coinvolgente, di quelli che non ti capita spesso di vedere dal vivo e di quelli in cui ti senti fortunata, perché in qualche modo ne fai parte.

Al di là dei gusti personali, la voce di Mandagi in studio è limpida, corposa, colorata, capace di estensioni incredibili e con un timbro fuori dal comune: quella stessa voce, dal vivo, diventa magica, assume toni e colori completamente nuovi e ti lascia senza fiato, in preda a brividi e commozione.

Il concerto è durato quasi due ore, volate via anche grazie ad una scaletta perfettamente bilanciata; la scaletta, infatti, ha il suo valore sul palcoscenico, perché deve lasciare lo stesso spazio ai grandi classici e ai nuovi arrivi, deve farti ballare, ridere, piangere e poi ballare di nuovo – e il bis, di solito, non deve durare più di 3/4 canzoni (e una di quelle deve essere il grande successo che tutti, nessuno escluso, stavano aspettando). E così i Temper Trap hanno deciso di aprire il loro concerto con Thick as Thieves, il primo singolo del nuovo omonimo album, proseguendo con una serie di classici alternati a pezzi del nuovo disco, tra cui spiccano titoli come Love Lost, Fader e Trembling Hands, salvo poi ritornare, dopo una breve pausa, per il “bis” di chiusura, regalando ai fan una versione (ancora più) struggente di Soldier On – probabilmente uno dei momenti più alti della carriera musicale dei Temper Trap – e, ovviamente, LA canzone indie per eccellenza, Sweet Disposition. A quel punto la musica è diventata condivisione, empatia, lacrime e sudore e la gente era così coinvolta e partecipe che il Qube aveva definitivamente smesso di avere i muri e un pavimento.