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Festa del Cinema di Roma 2016: Captain Fantastic

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Festa del Cinema di Roma 2016: Captain Fantastic

captain-fantastic-1Viggo Mortensen e Frank Langella in un’agrodolce commedia indie sul senso della vita

Che meraviglia, quando il cinema riesce nella magica impresa di emozionare, coinvolgere e scuotere gli animi degli spettatori. E che meraviglia quando un film divide la critica, il pubblico, il cinema stesso, perché in grado di raccontare qualcosa, di farlo a modo proprio e fregandosene delle convenzioni.

Captain Fantastic è un film convenzionale e non convenzionale allo stesso tempo, e in questa discordanza apparente risiede la sua forza. Scritto, ideato e diretto da Matt Ross, da sempre attore di blockbuster e solo di recente passato dietro la macchina da presa, Captain Fantastic – titolo di punta di Alice nella Città – è sicuramente un film che sa come guadagnarsi i favori del pubblico ed è pur vero che lo faccia toccando corde troppo facili. Ma dov’è il problema in tutto questo?

Affidandosi ai topoi più utilizzati nel cinema indie – perché tale è questo film, e non c’è nulla di male ad ammetterlo – Matt Ross racconta una storia straordinaria in modo semplice e delicato e riesce ad arrivare lì dove altri registi non sono riusciti.

CF

La famiglia che Ben Cash (Viggo Mortensen) ha costruito lontano dalla città, dal suo consumismo, dalle sue stupide regole, nella speranza di dare ai suoi figli un esempio migliore e dei valori concreti e “naturali”, non vuole in nessun modo essere un esempio di perfezione, tutt’altro. Quello che Ross ha messo in scena, in Captain Fantastic, afferma come ogni decisione estrema può mettere a rischio la vita di un individuo. “In medio stat virtus”, direbbero gli antichi, ma forse non serve scomodare un luogo comune per rendersi conto che, talvolta, è semplicemente il buon senso a renderci persone migliori. E il buon senso, purtroppo, non è qualcosa di innato, ma una dote da coltivare e di cui avere grande, grandissima cura.

Commuove, diverte, fa riflettere ed indignare, Captain Fantastic, sia quando hai di fronte l’esempio “selvaggio” della famiglia Cash, sia quando il loro stile di vita si scontra con la vita “reale”, al di là della staccionata. Matt Ross, raccontando questa piccola grande storia, non intende schierarsi da nessuna parte, se non risvegliare nello spettatore proprio quel buon senso di cui si parlava: non serve abbandonare la “civiltà” per ritrovare se stessi, non serve accogliere ciecamente il consumismo per dimenticarsi le proprie origini.

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Senza prendere mai posizioni schierate, il film di Matt Ross ci insegna, a suo modo, che è possibile restare vivi ed umani anche in mezzo agli altri, anche immersi nella società consumista contemporanea: l’importante, però, è provare a rimanere se stessi sempre e non perdere di vista mai la voglia di lottare per la propria libertà, per la propria affermazione, per la propria individualità. Si può essere unici anche in mezzo agli altri, si può fare la differenza anche nell’omologazione. L’importante è non farsi influenzare mai. Perché come dice Noam Chompsky “Se sostieni che non ci sia speranza, affermi che non ci sarà speranza. Se sostieni che c’è un istinto per la libertà, che cambiare le cose è possibile, allora c’è una possibilità che tu possa contribuire a rendere il mondo un posto migliore”.

***ATTENZIONE SPOILER***
Se un piccolo spoiler come questo non vi spaventa godetevi questa cover, che non solo è meglio dell’originale (non era difficile, ok n.d.r.), ma è uno dei momenti più belli e delicati del film.