17 settembre 2014: tre proposte, tre rappresentazioni di realtà umane. La Fiction di stasera ci presenta spaccati di mondi non facili da mostrare ma che è necessario (ri)conoscere.
Se nella quarta serata la sala Petrassi ha trattato le particolarità di un certo genere di Fiction, la quinta serata ha visto affrontata di petto l’identità di genere. A partire dal primo episodio del pluripremiato Orange is the new black, passando per la prima puntata in assoluto di Looking, per finire con il pilot di Transparent, il terzo dei quattro pilot prodotti da Amazon Studios in programma al Festival.
È interessante osservare come la Fiction moderna, americana in questo caso, affronta temi non esclusivamente riguardanti le relazioni e i rapporti familiari definiti “tradizionali”. In Orange is the new black, il cui debutto in America risale al luglio 2013 e andato in onda in Italia circa un anno dopo, il tema principale non è certamente l’amore saffico, ma se in Looking il mondo intorno a cui girano le vicende dei protagonisti è un mondo prettamente maschile (i personaggi donna che compaiono nella prima puntata sono soltanto due, peraltro con poche battute), in questa serie l’universo descritto è popolato da donne.La protagonista del racconto, Piper Chapman, della quale ricaviamo informazioni riguardanti il suo passato grazie a numerosi flashback all’interno della puntata, è una brava ragazza precipitata per amore in un ambiente, che non le appartiene. L’amore è la causa, il motivo per cui Piper si ritrova in un carcere femminile, contesto non facile da rappresentare ma approfondito con intelligenza dagli sceneggiatori. La situazione è drammatica, tuttavia nonostante la crudezza dell’ambiente, i creatori della serie riescono a strapparci qualche sorriso e a tratteggiare gradevolmente una situazione che parrebbe altrimenti troppo pesante.
Se le donne che popolano questa vicenda assumono atteggiamenti decisamente mascolini, in Looking gli uomini hanno caratteristiche potenzialmente riconducibili al genere femminile. La linea di confine tra ciò che caratterizza un personaggio maschile e uno femminile, la possibile riconducibilità a una sterile insiemistica delle peculiarità dei due sessi sbiadisce, fino a scomparire. Ma la Fiction non fa altro che rappresentare ciò che accade nella realtà (non per niente uno degli slogan del Festival di quest’anno è “Fingiamo che sia Fiction”).
La seconda serie visionata, Looking per l’appunto, narra le vicende sentimentali di tre giovani omosessuali, senza pudori o stereotipi di sorta. Vengono affrontate le problematiche di coppia, la ricerca di appuntamenti per l’anima gemella o le avventure di una notte, il tutto in un ambiente che sembra precluso a qualsiasi donna e in cui i protagonisti non si relazionano con un personaggio eterosessuale neanche per sbaglio; il che è decisamente poco realistico.
Per non farsi mancare niente, abbiamo anche una serie al cui centro ruota una famiglia del tutto poco “tradizionale”. Transparent, dopo aver debuttato con il pilot a febbraio, sarà disponibile in edizione completa a partire da settembre, in America. Il capofamiglia è un transgender e questa scoperta sconvolge i suoi tre figli, un uomo e due donne, delle quali una ha una relazione con un’altra donna, che dovranno imparare ad accettare e a convivere con questo cambiamento. Si tratta di una liberazione per il padre, il quale, nel momento in cui, all’interno del pilot, la figlia omosessuale gli chiede per quanto tempo indosserà abiti femminili, risponde che lo farà per sempre, ammettendo di aver vissuto sino a quel momento nei panni di un uomo, nei quali, tuttavia, non si riconosceva.
Dunque, tematiche sensibili sono al centro della serata, ma la particolarità questa volta non è dettata dal genere di storia trattata, ma dalla storia di genere dei singoli individui, con tutte le conseguenze, spesso drammatiche, che determinate scelte di vita possono portare. È la descrizione di modi di vivere e di modi di sentire non facili da rappresentare. Il rischio era quello di cadere nel banale, di trasporre le vicende in maniera troppo superficiale o troppo pesante, ma la sfida è stata vinta, ed è un piacere vedere come certi temi riescano ad essere rappresentati sugli schermi. Tutto questo può costituire un importante passo avanti per ogni spettatore: ciò che può essere rappresentato può essere accettato.
di Rosa Maria Pazienza