Deludente e a tratti fastidioso l’ultimo film di Federico Moccia
A esattamente tre anni di distanza dal giorno in cui Alex (Raoul Bova) e Niki (Michela Quattrociocche) si sono giurati amore eterno affacciati ad un faro
(con un gesto che tanto da vicino ricorda il “
Ti fidi di me – Mi fido di te” di Jack e Rose prima che il Titanic affondasse miseramente), i due protagonisti delle storie di Federico Moccia, troppo maturo per sembrare bambino, ma troppo bambino per sembrare maturo, ritornano al cinema con
Scusa ma ti voglio sposare, sequel del fortunato
Scusa ma ti chiamo amore, uscito nelle sale nel 2008. Se nel primo episodio ci eravamo quasi addormentati nel seguire le vicende palesemente poco avvincenti di Niki e le sue amiche “Onde”, ma ogni tanto sorridevamo nel vedere proiettate sullo schermo le bizzarre avventure di un gruppo di quarantenni affetti da sindrome di Peter Pan, in questo forzatissimo sequel non riusciamo proprio a capire da che parte stare e speriamo fino all’ultimo che la pellicola si interrompa per poter scappare via dalla sala senza il senso di colpa di aver lasciato un film a metà. Solitamente è fuori luogo essere così duri con un film, ma la sensazione che si ha uscendo dalla sala in cui fino a qualche istante prima era stato proiettato il film di Moccia è quella di vuoto, insoddisfazione, quasi fastidio a volte. Fastidio per la patinata vita di Niki e delle sue amiche, alle quali non è dato conoscere il sapore dei dolori della vita; fastidio per i protagonisti quarantenni, ingabbiati in assurdi clichè al limite della normalità; fastidio per Guido, la nuova fiamma di Niki, interpretato da un tanto bello quanto incredibilmente fuori posto Andrea Montovoli (che la gente apprezzerà più come ballerino per
Ballando con le stelle che come attore impegnato). Un’altra occasione mancata, dunque, direte voi. No, peggio: la solita occasione data a chi, forse, non la meritava. E allora aspettiamoci un terzo capitolo del film:
Scusa ma aspetto un bambino e… ops, non è il tuo!
di Luna Saracino