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Scream 4: il terrore scorre sulla rete

scream-4-locandina-italianaWes Craven recupera il baraccone della saga di Woodsboro e torna dietro la macchina da presa. Più in forma che mai

 

Ci sono voluti quindici anni perché Wes Craven riuscisse a dare il giusto taglio alla sua saga più famosa (dopo Nightmare, ovviamente). Quindici anni, tre sequel, diversi incidenti di percorso (di varia forma, natura ed entità), ma è certamente valsa la pena di attendere fino ad oggi, fino all’uscita nelle sale di Scream 4, l’ultimo attesissimo capitolo della saga di Ghostface, l’assassino di Woodsboro che miete vittime incontrastato (quasi) mascherato come fosse un moderno “urlo di Munch”.

Dopo milioni e milioni di dollari incassati al botteghino, fenomeni crossmediali affiancati al film come se piovesse e quasi 400 litri di sangue – finto – versati, il nostro caro Wes torna dietro la macchina da presa per dare vita ad un nuovo Scream, ad un nuovo incubo, che strizza l’occhio al passato (senza dimenticare mai le sue origini) ma stringe la mano al presente, e in parte anche al futuro.

Intendiamoci: Scream 4 non è un capolavoro. Molte cose potevano essere fatte in modo differente, a cominciare dalla fotografia, che ormai somiglia sempre di più a quella di un quiz televisivo, fino ad arrivare alla sceneggiatura, sì brillante e divertente, ma sempre fallace nella caratterizzazione dei personaggi e nella creazione della suspense (perché, come in ogni Scream che si rispetti, riconosciamo il criminale dopo le primissime battute del film, ma tant’è…). Però è un film divertente, autoironico, ritmato, dinamico e anche se spesso la punteggiatura filmica lascia a desiderare, e le strategie della tensione vanno spesso a farsi friggere, non manca qualche sobbalzo dalla sedia e neppure qualche piccolo colpo di scena (piccolo eh, ma c’è… Ci si potrebbe accontentare!). Il punto è uno, ed uno soltanto, in casi di film come questi (o come Drag me to hell e la filmografia intera di Sam Raimi, per intenderci): lasciarsi andare alla visione di un film “sopra le righe”, con la consapevolezza piena di non assistere ad un masterpiece, quanto ad un prodotto commerciale che però riesce nel suo intento finale… Produrre emozioni, qualunque sia la loro natura.

 

Di Luna Saracino