Documentario che racconta la storia dell’ultimo volo di Italo Balbo, Comandante del fronte libico colpito dall’antiaerea italiana

Lunedì 28 giugno, alle ore 23.15, rete 4 ha trasmesso L’ultimo Volo di Folco Quillici , il più famoso documentarista italiano che ha collaborato col canale Mediaset per la realizzazione del programma Gente.

A seguire, per cinque serate, verrà trasmessa La storia del fascismo : raccolta di immagini e video fornite dal preziosissimo Istituto Luce e raccontata dallo storico Renzo De Felice. Non c’è miglior fonte d’ispirazione per un film della realtà. Ma se si tratta di realtà storica il risultato non può che essere, oltre che estremamente interessante, anche eccellente. Quillici, nel suo ultimo documentario, ci racconta la storia di uno dei personaggi più controversi e acclamati della seconda guerra mondiale: Italo Balbo. Il 28 giugno ricorre il 70esimo anniversario dalla sua morte, avvenuta in volo a causa di un bombardamento dell’antiaerea italiana. Ma chi è Italo Balbo? Nato a Ferrara, dopo essere stato in gioventù di idee mazziniane, dopo la prima guerra mondiale, decise di aderire al Fascismo. A soli trentatrè anni divenne maresciallo delle Forze Aree e Ministro dell’aviazione (all’epoca il più giovane ministro europeo). Dopo due traversate oltreoceano, in America, dove venne acclamato come un eroe e ricevuto da Roosevelt in persona, all’apice del successo iniziò ad attirare dei contrasti all’interno del partito, a causa del suo carattere individualista e anti-nazista. Tutti i trionfi di Balbo ingelosirono Mussolini che, per evitare ogni tipo di pericolo, decide di nominare l’aviatore come Governatore della Libia. Qui cercò inoltre di attirare coloni italiani e seguì una politica di integrazione e pacificazione con le popolazioni musulmane. A Tobruk, il 28 giugno 1940, l’aereo di Italo Balbo fu colpito dall’antiaerea italiana. Un incidente immaginato sin da subito come una congiura. Ma perché il suo aereo è stato abbattutto? Il film-documentario diventa una provocazione agli storici che si sono limitati a documentare la vicenda, senza farsi domande. L’ultimo volo, invece, s’interroga sul vero mistero della vicenda: non è importante capire chi abbia abbattuto quell’aereo, bensì dove fosse diretto Balbo e perché stesse volando di notte (azione sconsigliata, all’epoca). Ufficialmente quell’aereo avrebbe dovuto raggiungere l’avanposto di Sidi Azeis nel deserto marmarico, a poche miglia dal confine egiziano, in piena zona di guerra. Balbo sapeva bene che lungo il fronte e, in particolare, nel deserto, le autoblinde inglesi erano incrontrollabili dall’antiquato esercito italiano, e dilagavano al calar della notte. Sono molti i particolari che offrono lo spunto per una possibile risposta. Balbo probabilmente era in volo verso un incontro segreto che doveva per forza svolgersi in un luogo sperduto e isolato. Nei giorni precedenti, il comandante aveva inondato Alessandria e Il Cairo con messggi lanciati da aerei in volo notturni, con proposte di pace e alleanza. È chiaro che se l’incontro a Sidi Azeis con un ufficiale egiziano fosse avvenuto e ne fosse derivato un accordo tra l’Egitto e l’armata italiana in Africa, la storia d’Europa e del mondo intero sarebbe stata molto diversa… Il film, in sostanza, non è un’esaltazione della figura di Italo Balbo bensì una provocazione agli storici che, spesso, non ricercano gli interrogativi precisi di una data vicenda. E sono proprio questi interrogativi a rendere il documentario intrigante ed avvolgente. Una nota importante è quella sul montaggio: i video contenuti negli archivi dell’Istituto Luce sono degli spezzoni, disposti disordinatamente. Il regista si è ritrovato a dover ordinare cronologicamente gli eventi e, soprattutto, si è impegnato a cercare anche i materiali eliminati dalle pellicole originali a causa della censura.

di Francesca Casella