La nuova commedia distopica di Alexander Payne, con Matt Damon
“Siete consapevoli che sarete sottoposti in modo permanente e irreversibile alla procedura medica nota come “ridimensionamento”? E che i vostri corpi saranno lo 0,0364% della loro attuale massa e volume?” Dai fiordi ai suburbi passando per un mutuo che non s’ha da pagare. Rimpicciolirsi in un “altro” paradiso amaro.
È la soluzione ai danni della “civiltà” contemporanea umana proposta dagli autori del nuovo film firmato da Alexander Payne, Downsizing, che con il pretesto fantascientifico di una profezia realisticamente catastrofista, racconta un esperimento sociologico, tra nuove tecnologie e vecchi difetti troppo umani, tra Swift, Dick e Woody Allen perdendosi tra mega mini speculazioni in una commedia sfasata e squilibrata quanto i suoi protagonisti, fuori “taglia”.
Tutti nella Terra del Tempo Libero, Leasure land, liberi di oziare e di non essere liberi, miniaturizzati in un parco divertimenti dentro case di bambola a far passare il tempo senza (più)necessità di identificazione intellettuale o sociale. Forse. Perché caste e sovrastrutture esistono e si diramano anche nel nuovo paese delle meraviglie.
Tutto inizia quando un gruppo di scienziati norvegesi alla ricerca di una soluzione al sovrappopolamento e sovra consumo delle risorse del pianeta, scopre la formula per ridurre letteralmente tali problemi e quando il brevetto diventa moneta sul mercato globale, acquistato da paesi, multinazionali, dittatori, l’esistenza sulla Terra sembra giunta ad una svolta pericolosa. E così quella dei coniugi Safranek, che arrivati alla soglia della mezza età non hanno ancora figli né, fattore più grave nell’America wasp dove proprietà è identità, una casa. E per ovviare a debiti e delusioni, decidono di farsi miniaturizzare per andare a vivere in un villaggio di “piccoli” dove il costo della vita è abbattuto quanto le dimensioni, dove il loro capitale (non umano) è rivalutato a livelli impensabili e la vita potrà trascorrere come le acque limpide del nord tra montagne assolate di pace e rilassato lusso. Forse.
La moglie di Paul non si sottopone al trattamento e Paul si trova da solo, depresso e disorientato, a fronteggiare una vita vuota e a chiedersi continuamente che cosa è diventato, a condensare le giornate in un lavoro da call center per shopping di casalinghe disperate, ancora più schiavizzato di prima, in un universo dove le dimensioni sono inversamente proporzionali ad infelicità, razzismi, solitudini. Finché fa amicizia con un trafficante straniero e una indomabile attivista vietnamita per i diritti civili miniaturizzata dal suo governo e pro-fugata nonché azzoppata nella Terra del Tempo Libero. Scocca l’alleanza e persino l’amore tra mafiosi, profughi, alieni alienati a se stessi, tra lunghi viaggi nei sobborghi putridi e malsani delle nuove colonie della “mini” vita e una missione “finale” alla colonia primigenia vichinga, ove tutto è iniziato e dove si scava un nuovo tunnel per salvare l’umanità di nuovo, o meglio ancora sull’orlo dell’estinzione.
Payne e compagni dipingono a tratti pop e luminosi una distopia divertita ma non abbastanza divertente nel suo diversivo filosofico che non accelera nella parodia o nell’umorismo nero dell’apocalisse necessaria, né nell’ipotesi drammatica più riflessiva. Un divertissement allora, per guardarci come sempre nell’ampolla/specchio/spettro del cinema, noi loro essi, piccoli grandi, semplici sciocchi uomini.
Regia: Alexander Payne
Soggetto: Jim Taylor
Sceneggiatura: Alexander Payne, Jim Taylor
Cast:
Matt Damon, Neil Patrick Harris, Kristen Wiig, Jason Sudeikis, Christoph Waltz, Alec Baldwin, Margo Martindale, Maribeth Monroe, Donna Lynne Champlin, Rolf Lassgård, Kerri Kenney
Fotografia: Phedon Papamichael
Montaggio: Kevin Tent
Costumi: Wendy Chuck
Musiche: Rolfe Kent
Produzione: Annapurna Pictures, Paramount Pictures,
Ad Hominem Enterprises
USA 2017 – Commedia, Drammatico, Fantascienza, 135’
Uscita: 25 gennaio 2018
Distribuzione: 20th Century Fox