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Festival del Film di Roma 2013: presentazione de “L’ultima ruota del carro”

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Festival del Film di Roma 2013: presentazione de “L’ultima ruota del carro”

L'ultima ruota del carro 3La conferenza stampa di presentazione dell’ultimo film di Giovanni Veronesi

“L’ultima ruota del carro” di Giovanni Veronesi uscirà in più di 350 copie il 14 novembre prossimo. Con un cast di attori del calibro di: Elio Germano, Alessandra Mastronardi, Ricky Memphis, Sergio Rubini, Virginia Raffaele, Alessandro Haber. Un film prodotto da Fandango e Warner Bross, una collaborazione ben riuscita che proseguirà con altre opere cinematografiche, che può vantare una colonna sonora interamente realizzata da Elisa. Alla conferenza alcuni dei protagonisti si sono raccontati; abbiamo raccolto alcuni aneddoti e sensazioni che hanno simpaticamente rivelato. A partire dal maglione indossato dal vero Ernesto (comprato in un viaggio a Fabriano, al ritorno ha raccontato la sua vicenda personale ndr) che ha costituito la ruota del carro della troupe di Veronesi che ha permesso a questo film di fare molta strada nel mondo delle nuove produzioni cinematografiche recenti.

Veronesi. «È un film che segna il ritorno della commedia all’italiana, un genere nobile ed antico tramite cui raccontare problematiche importanti della nostra personalità e della nostra società. Ho avuto la fortuna di non dovermi inventare nulla, ho solamente dovuto cucire cinematograficamente la storia vera di Ernesto che, quando mi ha raccontato i suoi vissuti, mi ha subito ricordato una commedia di Scola o Risi che ho sempre amato. Ricordo poi quando Haber mi disse che dovevo chiamare Mimmo Paladino per il personaggio del Maestro. Gli ho telefonato, sono andato a Benevento nel suo studio  ne sono rimasto entusiasta: è uno degli artisti più generosi che conosca; per il film, infatti, ha realizzato tutti i quadri coi manichini neri che si vedono. È una persona straordinaria, si è messa a disposizione gratis, è stato con noi una settimana e ci ha allestito lo studio che si vede nel film e ci ha aiutato a creare il personaggio del Maestro interpretato da Haber. Interessante il fatto che Ernesto diventi il trasportatore dei suoi dipinti: un modo estremamente poetico di avvicinarsi all’arte. Poi il film, essendo una commedia, comprende, tra i molteplici aspetti, anche quello politico, trattato però con divertimento, senza voler fare una satira o nessun attacco anche quando si parla di Berlusconi. Sono tutte finestre che si aprono intorno al personaggio di Ernesto, che ho scelto in quanto persona normale ed onesta; il film è stato un mio regalo per la sua integrità morale, una sorta di medaglia al valore cinematografica. Infine ho sempre pensato che l’inizio e la fine dovessero essere due momenti catartici, che riuscissero a far riflettere e a trasmettere messaggi allo spettatore. In questo caso volevo invitare a stare molto attenti a buttare via le cose, che poi potrebbero rivelarsi fondamentali e ci si potrebbe ritrovare a rovistare in una montagna di rifiuti molto più grande con oggetti, emozioni, sensazioni, momenti e ricordi difficili da recuperare. Per tutto ciò serviva una squadra di attori di classe; è stato un lavoro d’équipe riuscito, che mi ha permesso di uscire dai soliti schemi e dalla standardizzazione cronicizzata quasi delle mie precedenti produzioni; penso a Manuale d’amore ad esempio. Un regista come me, invece, ha bisogno di incontrare persone nuove e relazionarsi con realtà, personalità e generi diversi».

Germano. «Il mio è un personaggio che racconta uno di noi, in cui ognuno può riconoscersi, un soldato semplice. Lavorare su vari registri e varie età ti dà la possibilità di affrontare un percorso molto interessante. C’è una grande storia di amicizia che resiste nel tempo oltre quella d’amore tra Ernesto ed Angela. Uno dei pochi film senza corna in Italia (ride ndr). Raccontiamo di persone che non devono imitare la storia degli altri, non necessitano di fare soldi per comprarsi soddisfazioni altrove, si fanno forza a vicenda».

Mastronardi. «È stato emozionante raccontare la storia di una coppia vera che, a fine giornata, si ritrova parlando dei vissuti quotidiani. Angela è un po’ come se riportasse Ernesto coi piedi per terra ricordandogli “noi non siamo così”, cioè come quel mondo aristocratico e nobile con cui interagisce».

Memphis. «Nel mio personaggio di Giacinto ho messo tutto ciò che sentivo in maniera molto spontanea e senza troppi condizionamenti; è stato semplice e divertente, anche poiché eravamo diretti da Veronesi, che crea un’atmosfera rilassata sul set. Giacinto è un personaggio positivo per la sua volontà e determinazione a volercela fare a tutti i costi, incarna l’ottimismo. Mi è piaciuto molto vedere la gente ridere in sala».

Elisa. «Sono stata felicissima della richiesta di Giovanni Veronesi di firmare l’intera colonna sonora. È un sogno che avevo sin da bambina; è stato un po’ come per un bambino mangiare un’intera torta (ride ndr). Per me è stata una boccata d’ossigeno uscire dal canone storico dei tre-cinque minuti di una canzone. Ho trovato, poi, affascinante attribuire note musicali ai personaggi e tradurre i loro linguaggi, le loro espressioni, le loro emozioni in musica».

 di Barbara Conti