Roma: fino al 30 maggio una mostra dedicata a Fabrizio De Andrè al Museo dell’Ara Pacis
“Credo che la musica debba essere balsamo, riposo, rilassamento, liberazione, catarsi”. Parole che scivolano come miele denso, fluido, dorato, quelle soffiate fuori come alito d’incoscienza dalle labbra di uno fra i più grandi cantautori del nostro secolo, Fabrizio De Andrè.
Scomparso prematuramente l’11 gennaio del 1999 (la coincidenza vuole che sia lo stesso mese in cui anni prima morì
Luigi Tenco al quale dedicò la canzone “
Preghiera in gennaio”),
Faber ha lasciato un solco profondo e per alcuni versi inesplorato, non solo nel panorama musicale italiano, ma nella dimensione sociale di ogni uomo che riesce ad ascoltare e sentire la sua musica e le sue parole ad un livello che riesce a scendere più in profondità invece che sostare immobile nei pressi dell’apparato acustico. Ed è proprio alla vita e all’opera del cantautore genovese che è dedicata la mostra, che terminerà il 30 maggio, allestita a Roma Presso il
Museo dell’Ara Pacis (terza tappa dopo Genova e Nuoro). Organizzata in collaborazione con la
Fondazione Fabrizio De Andrè e
Genova Palazzo Ducale Fondazione per la cultura e curata da
Guido Harari,
Vincenzo Mollica,
Pepi Morgia e
Vittorio Bo con il percorso percettivo realizzato da
Studio Azzurro, l’esposizione assume il carattere di un viaggio multimediale attraverso la musica, la vita e le parole di Faber. Grazie infatti a moderne tecnologie il visitatore può divenire protagonista della mostra; non si tratta infatti di subire, ma di trasformarsi in regista del percorso proposto. Alle suggestioni interattive, rappresentate da interviste realizzate alla Rai, da contributi video di amici e collaboratori, fino alle testimonianze di
Dori Ghezzi e
Cristiano (rispettivamente compagna e figlio di Faber), si accompagnano ricordi materiali (come manoscritti, appunti, locandine, fotografie, finanche il quadro astrale di Faber e Dori) che consentono di tracciare una cornice approssimativa dell’esistenza pubblica e privata di De Andrè. Non è per nulla semplice ripercorrere e ricostruire un universo così ricco e complesso come quello di Faber. Tuttavia l’elemento che mette in raccordo la mostra con il modo di rapportarsi alla gente del cantautore genovese consiste proprio nel rendere appetibile ad ogni target tutto ciò che prima era considerato dominio di pochi eletti: la mostra multimediale consente di approcciarsi all’arte del “poeta” in modo abbastanza immediato, così come l’arte del “poeta” tenta di raccontare storie, passioni, esistenze attraverso un linguaggio semplice ma mai banale: un codice che va letto tra le righe, una semplicità intrisa di raffinata irriverenza.
Così, attraverso sale ricche di ricordi tangibili o suggestioni visibili e acustiche, un uomo morto dieci anni or sono rivive non solo attraverso la sua opera fatta di note inquinate da vite emarginate, storie censurate,
vangeli apocrifi (come ne “
La buona novella”) e amori che vanno e vengono ma anche grazie all’abilità di aver saputo trattare con delicatezza e senza giudizio una figura come quella di Faber. L’uomo che ha stravolto il linguaggio musicale: mai si sarebbe potuto parlare di una “
Princesa” affrontando così il tema della transessualità( “
Sono la pecora, sono la vacca e agli animali si vuol giocare… sono la femmina camicia aperta piccole tette da succhiare”); mai fino ad allora qualcuno aveva concesso a se stesso l’onere e l’onore di una “blasfemia” come quella tradotta nel “
Testamento di Tito” dove sono proprio i dieci comandamenti a contraddire se stessi attraverso tematiche che qualsiasi buon cristiano avrebbe difficoltà a contestare.
L’irriverenza del genio sposa la semplicità dell’uomo: ecco il segreto della sua musica.
“
La musica? Mi sedusse un po’ alla volta come una troia prudente. Cominciò con qualche mormorio fioco, poi divenne balbuzie e piano piano acquistò la franchezza che, per quanto elementare, era comunque il mio.”
Evento: Fabrizio De Andrè la mostra
Luogo: Museo Dell’Ara Pacis (lungotevere in Augusta)
Orari: martedì-domenica 9:00-19:00 (l’ingresso è consentito fino alle 18:00)
Prezzo biglietto: intero 9 euro
ridotto 7 euro
di Maria Elisabetta Filod’oro