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Tacheles, how long is now? Una manifestazione lunga un giorno per sostenere la Kunsthaus più famosa di Berlino

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Tacheles, how long is now? Una manifestazione lunga un giorno per sostenere la Kunsthaus più famosa di Berlino

Il Tacheles ha ottenuto la sua prima vittoria, concesso il permesso agli artisti di rientrare negli spazi occupati

Ancora gli occhi puntati sul Tacheles, la Kunsthaus situata a Oranienburger Straße gestita da un collettivo di artisti che occuparono l’edificio nel 1990.

La Casa dell’arte Tacheles ha vissuto gli ultimi tempi sotto la pressione della banca HSH Nordbank che possiede lo stabilimento e che ora è in trattative con degli investitori. Venerdì 23 marzo ha avuto luogo la manifestazione Support Tacheles in attesa del verdetto della corte. La security inviata dal misterioso investitore ha bloccato l’ingresso ai locali, e gli artisti rimasti dentro hanno lasciato le loro generalità e hanno dovuto esibire un contratto di locazione valido per poter poi rientrare negli atelier. Tanta gente è accorsa a sostenere la causa, ascoltando musica elettronica e, soprattutto, i discorsi del coordinatore Martin Reiter: “Questo è un posto d’arte, non è decorazione”. Durante la manifestazione su Oranienburger Straße, davanti al Tacheles sigillato, è arrivata la notizia d’annullamento dello sgombero avviato nel 2008 allo scadere del contratto d’affitto con il gruppo d’investimento FUNDUS che, fino ad allora, aveva ceduto gli spazi alla cifra simbolica di un euro al mese (un marco tedesco, prima dell’euro). FUNDUS aveva acquistato il palazzo nel 1998 attraverso la HSH Nordbank, che già l’anno scorso aveva provato a liberare l’edificio dai suoi occupanti offrendo denaro agli artisti.

Il Tacheles è un punto di riferimento per gli artisti di tutto il mondo e per la stessa città di Berlino, che negli ultimi anni lo ha visto diventare una grande attrazione turistica. Costruito tra il 1907 e il 1909, il Tacheles era in origine un centro commerciale, Friedrichstraßepassage, conosciuto come “la cattedrale del consumo”. Nel 1928 ne entrò in possesso la AEG e lo utilizzò come “Casa della Tecnologia” per fini commerciali e anche per proiezioni cinematografiche. Durante il nazismo fu utilizzato da organizzazioni ad esso connesse e in seguito, con la fondazione della GDR nel 1949, l’edificio divenne proprietà della trade union FDGB della Germania dell’Est. Dopo la separazione della Germania e di Berlino, l’edificio fu poco utilizzato. Fu grazie al movimento squatter degli artisti Tacheles (termine di derivazione yiddish che significa ‘parlare chiaro’) che nel 1990 si impedì la demolizione del palazzo che fu trasformato in uno spazio aperto agli artisti di tutto il mondo.

Abbiamo incontrato Martin Reiter, uno degli storici coordinatori della Galleria, e Antonio Blacco, artista residente, prima del responso del giudice. La battaglia è ancora lunga e il destino del Tacheles, è ancora incerto ma se non altro si può parlare di una prima vittoria.

  • Tacheles fu creato negli anni Novanta…

M.R. Si ma il passato non è importante, ciò che conta è cosa accade oggi.

  • E cosa accade oggi?

M.R. La HSH Norbank sta cercando di chiudere il Tacheles, e ora stiamo tentando di rientrare mentre aspettiamo che il giudice si esprima. Stiamo manifestando, siamo artisti che vivono a Berlino ed è molto importante per il Tacheles che noi siamo qui. Se il risultato sarà positivo resteremo qui, altrimenti se Berlino non ci vuole, non vuole l’arte, ce ne andremo, siamo artisti e possiamo vivere ovunque. Berlino sta diventando sempre più come la Germania!

  • Qual è il progetto della banca?

M.R. Il problema è lo stesso in tutto il mondo. Alcuni speculatori si stanno appropriando di beni comuni, chiedono prestiti alle banche e se tu non paghi le tasse cercano di riappropriarsi della proprietà comune. E’ una cosa criminale, è il neo-liberismo. Il ciclo è tentare di privatizzare un bene comune, chiedere prestiti e recuperare soldi, non hanno più soldi, devono rifinanziare le banche velocemente.

  • E’ legale quello che sta succedendo, costruire un muro all’interno del Tacheles o presidiare l’edificio?

M.R. Non è legale ma qui la democrazia non funziona e il concetto di legale o illegale è qualcosa di strano, ma se sei una banca e hai dei soldi puoi pagare anche per questo, puoi permetterti un avvocato e non importa se è giusto o meno. L’unico problema è se puoi permetterti di pagare.

  • E qual è la risposta delle istituzioni?

M.R. Quali istituzioni? I politici, intendi? Sei italiana?!?

  • Si…

M.R. Allora non chiedermi del governo! E’ lo stesso. In Italia è peggio perché tutto è più sarcastico e ironico. In Germania è come nel resto d’Europa, paghiamo le tasse, nessuno salva la Grecia o l’Italia. E’ tutta una questione di soldi e il Tacheles è un piccolo esempio di ciò che avviene su larga scala.

  • Cosa succederà domani?

Penso che in un paio di ore avremo una risposta positiva dalla Corte, se qualcosa andrà storto faremo il nostro festival qui e nei prossimi giorni sposteremo il Tacheles per strada! E se Berlino non vorrà più l’arte, ci sposteremo a Roma!!!

  • Puoi spiegarci cosa sta succedendo in questi giorni?

A.B. E’ iniziato tutto un anno fa, quando gli investitori hanno ingaggiato un avvocato di nome Schulz incaricandolo di occuparsi della pratica per sgombrare l’intero edificio Tacheles per fare non so bene cosa, forse un centro residenziale forse una galleria. Hanno iniziato gradualmente, non sono venuti subito a cacciarci via ma hanno innalzato prima un muro davanti al mio atelier per impedire l’accesso alla galleria e, successivamente, hanno iniziato a minacciare, impaurire e offrire denaro agli artisti, cosa che abbiamo contrastato e rifiutato.

  • Sapete chi sono gli investitori?

A.B. Non si conosce il nome degli investitore perché è tenuto segreto. Gli investitori hanno incaricato Schulz che ha già affrontato cause di sgomberi, e quindi è un professionista in questo campo. Hanno continuato con la loro strategia di minacce e offerte di denaro, alcuni artisti hanno accettato e così i loro atelier sono stati distrutti e sostituiti con delle gabbie.  Ora vogliono prendere tutto l’edificio, sono venuti ieri, ci hanno detto di andare via e noi siamo rimasti qui. Hanno anche utilizzato la forza per mandarmi via ma quattro di loro non sono riusciti a farcela! Adesso la situazione è un po’ incerta, non ho ancora visto nessun documento ufficiale in cui c’è scritto che la polizia può mandarci via. E sicuramente non ce l’hanno. E con questo documento, secondo la legislazione tedesca ci vorrebbe almeno un anno o due per mettere in atto lo sgombero. Infatti se non vai via volontariamente da qui loro non possono fare niente.  Però restiamo a vedere, per adesso il Tacheles è chiuso, ci hanno chiusi dentro. Io posso uscire ma ho dovuto dare il mio nominativo per poter entrare qui dentro.

  • Qual è il rapporto con le istituzioni?

Per le istituzioni è troppo scomodo schierarsi con noi. Adesso ci sono degli investitori pronti a impegnare una quantità notevole di denaro qui. Il Tacheles è in un punto strategico, al centro della città, e questo fa gola. Il problema è che al suo interno ci sono degli artisti e nessuno comprerebbe questo edificio con delle persone dentro. Quindi hanno dato la responsabilità a Mr Schulz di mandarci via tutti per poi procedere con l’acquisto.

di Francesca Vantaggiato