Un grande progetto tra ideali e concretezza
Dopo il ’48 la repressione nel Lombardo-Veneto e nelle Due Sicilie fu durissima. I patrioti vennero sottoposti a processi, incarcerazioni, e numerose condanne a morte. Il governo austriaco cessò di considerare i territori italiani come una parte dell’Impero, e trattò la Lombardia ed il Veneto come un territorio occupato. Nel 1851 il maresciallo Radetzsky introdusse lo “stato d’assedio” le cui conseguenze furono la fucilazione e l’impiccagione di numerosi oppositori, tra cui molti sacerdoti (martiri di Belfiore) e la condanna al carcere duro (Silvio Pellico) anche per lievissimi indizi.
Molto diversa fu la situazione in Piemonte dove il governo realizzò un regime parlamentare oltre che costituzionale. Questo permise allo stato piemontese di diventare lo “stato-guida” negli anni successivi, del movimento nazionale italiano.
Numerosissimi patrioti ed esponenti della borghesia liberale del Lombardo-Veneto e delle Due Sicilie perseguitati da queste dure repressioni dei due stati, si rifugiarono in Piemonte. Dal 1849 al 1860 arrivarono dai ventimila ai trentamila fuoriusciti. Cavour favorì la loro fusione con la classe dirigente piemontese che così divenne sempre più rappresentativa di quella che sarebbe stata la futura classe dirigente italiana.
Mirando ad inserire la politica del Piemonte nel più vasto complesso della politica europea, Cavour con abile tessitura diplomatica preparò il cammino verso l’Unità, attraverso alcune tappe.
Le tappe:
La partecipazione, con un contingente di bersaglieri, alla guerra di Crimea che permise al Regno di Sardegna di avere una prima visibilità europea.
La creazione dell’alleanza segreta con la Francia, suggerendo la possibilità di sostituire sul territorio italico la sua influenza alla preponderante presenza austriaca.
L’incontro segreto di Plombières dove l’abilità diplomatica di Cavour portò alla possibilità di provocare l’Austria costringendola, in un secondo tempo, a dichiarare guerra ai Savoia.
La guerra del 1859.
Fu una guerra breve, in giugno gli austriaci furono sconfitti a Magenta e subito dopo i franco-piemontesi entrarono a Milano. Essi vinsero anche le due sanguinosissime battaglie di Solferino e San Martino. A questo punto i piemontesi erano pronti alla conquista del Veneto, ma la situazione reale non sembrava più portare a quella prevista formazione di un regno del Nord Italia sotto i Savoia e di una regione centrale sotto la gestione francese.
Un territorio molto più vasto comprendente anche Firenze insorta e da cui era fuggito Leopoldo II, Parma e Piacenza, frettolosamente abbandonate dai loro principi, Bologna che aveva in un moto popolare cacciato il legato pontificio, mostrava molto interesse al regno piemontese.
Napoleone III, inoltre, fu turbato dalla tragica vista dei campi di battaglia e decise di firmare a Villafranca un armistizio con l’Austria, senza consultare i piemontesi: Cavour, contrariato, si dimise.
La Lombardia fu ceduta dagli austriaci ai francesi che la passarono al Piemonte. Napoleone III in cambio dell’assenso a probabili annessioni territoriali per il Piemonte, ricevette come compenso del suo intervento Nizza ed il territorio della Savoia su cui non aveva più diritto dopo l’armistizio unilaterale. A Firenze ed in Emilia si realizzarono dei governi provvisori che confermarono la richiesta di annessione al Regno piemontese.
A questo punto Cavour tornò al governo.
Cavour comprese le nuove possibilità apertesi per la probabile rapida attuazione del processo di unificazione territoriale in Italia ed agì attivamente per realizzarlo.
Nel marzo del 1860 si tennero dei Plebisciti in Toscana e in Emilia, a suffragio universale maschile, per permettere l’adesione al Regno di Savoia, a cui parteciparono all’incirca 800000 persone.
A questo punto il processo di unificazione avviato da Cavour risultava concluso, in quanto il governo piemontese non poteva più procedere oltre per evitare complicazioni internazionali: infatti secondo la Francia, i Savoia avevano ottenuto anche troppo.
In realtà cedendo i suoi territori d’oltralpe, ma allargandosi verso la Lombardia e l’Italia centrale, lo stato sabaudo cessava di essere uno stato dinastico e si avviava a diventare uno stato nazionale. Il risultato al momanto poteva anche essere più che soddisfacente per Cavour ed i moderati.
Da questo momento in poi l’iniziativa per l’unificazione italiana passò nelle mani dei democratici.
Nel prossimo appuntamento con la storia d’Italia tratteremo l’azione garibaldina in Sicilia ed in Meridione, la caduta del Regno borbonico e la proclamazione del Regno d’Italia.
di Svevo Ruggeri
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