L’album senza titolo
Esistono degli album la cui importanza travalica qualsiasi canone di rappresentazione e valutazione umana: il genere di appartenenza, il tempo e il luogo in cui sono stati registrati e prodotti divengono infatti informazioni di secondaria importanza se rapportate al significato globale che quel disco ha impresso nella storia della musica divenendo così patrimonio di cultura mondiale (atemporale e aspaziale).
Fa parte di questa piccola nicchia di capolavori senza età il quarto album di una fra le “band timone” della musica rock dagli anni ’70 in poi: i Led Zeppelin. Conosciuto come “Led Zeppelin IV”, “Zoso” e “Four Symbols” la particolarità di quest’album inciso nel 1971 risiede nella copertina ma soprattutto nel titolo: un titolo che infatti non c’è.
Una scelta consapevole e fortemente desiderata da parte dei componenti della band che nel progetto complessivo avevano previsto la totale assenza del loro monicker (nome o nickname), del nome del disco e di qualsiasi sigla o numero di catalogo. Si decise che l’unico riferimento sarebbe stato il nome del leader-chitarrista della band, Jimmy Page, stampato all’interno della busta in veste di produttore del disco.
Ma perché questa scelta? In fondo sarebbe stato come rifiutare di dare il proprio cognome ad un figlio legittimo. Le motivazioni di fondo possono sembrare paradossali se confrontate all’accezione puramente economica a cui è giunto ora il mercato della musica: l’idea di Page infatti era quella di riuscire a vendere il prodotto a prescindere dal nome del gruppo. Un progetto totalmente estraneo alle dinamiche di marketing a cui l’etichetta della band, l’ Atlantic, mirava fortemente. Tuttavia le tensioni nate da questa scelta (per molti un suicidio commerciale rivelatosi invece un vero e proprio colpo di genio) ebbero poi un’ulteriore impennata quando venne presentato il progetto grafico della copertina: le immagini scelte rappresentavano il passato ormai perduto ed una visione distruttiva del presente. Quindi sulla front-cover ecco un vecchio contadino che trasporta delle fascine di legna raffigurato in un’antica cornice appesa ad una parete con la tappezzeria scrostata che cade a pezzi mentre nel retro troviamo la foto di un quartiere metropolitano sotto un cielo grigio. Il significato universale lo si ottiene però solo aprendo completamente il vinile e guardando insieme il fronte ed il retro: il muro semi-distrutto e diroccato d’improvviso s’interrompe lasciando intravedere un grigio panorama cittadino moderno. Nella copertina interna invece vi è un’illustrazione di Barrington Colby Mom che ritrae un eremita (carta dei tarocchi) raffigurato in cima a un precipizio con un discepolo alla base e in lontananza una città circondata da mura. Una curiosa particolarità che contribuisce ad alimentare quell’alone di mistero esoterico che da sempre accompagna quest’album in particolare ma in generale la produzione zeppeliniana: se appoggiate ad uno specchio l’immagina dell’interno della copertina, ai piedi dell’eremita prende forma la figura di una testa mostruosa. Strana coincidenza, autosuggestione o messaggio criptato?
L’unica certezza è che l’intera cover è pervasa da un simbolismo fluttuante come si riscontra nelle stesse parole di Jimmy Page:
“Il vecchio che trasporta la legna è in armonia con la natura. Prende dalla natura e restituisce alla terra. E’ un ciclo naturale…La sua vecchia casetta viene abbattuta e lui è costretto a vivere in questi ghetti urbani. L’eremita regge la luce della verità e dell’illuminazione per un giovane ai piedi della collina. Coloro che conoscono le carte dei tarocchi sacco cosa significa l’Eremita.” [ndr. Solitamente rappresenta un ammonimento a non procedere su di una data strada senza riflessione e contemplazione]
Il quadro è dunque completo: il vecchio rappresenta il passato che sta per essere violentemente soprasseduto da quell’ondata di triste modernità rappresentata dal grigio panorama cittadino. L’eremita è un ammonimento, dall’alto della sua sapienza (simbolicamente dall’alto di quel dirupo su cui è rappresentato) tenta di illuminare la strada alle nuove generazioni (il discepolo) per evitare che vengano inghiottite dal cieco progresso che abbrutisce e schiavizza.
Le uniche altre scritte presenti sulla copertina dell’album sono i titoli delle canzoni (e per la prima volta il testo di una loro canzone
Stairway to heaven nella busta interna) e i quattro misteriosi simboli che i componenti della band si erano scelti per rappresentarli:
John “Bonzo” Bonham tre cerchi che s’intersecano,
Robert Plant una piuma in un cerchio,
John Paul Jones tre ovali che s’intersecano e
Jimmy Page un glifo (un solco verticale) che sembra raffigurare la parola Zoso di cui però non si conosce il significato.
La quintessenza del rock e non solo: “
Led Zeppelin IV” è un album con una lunga storia da raccontare, una narrazione acustica e visiva in cui la copertina rappresenta l’abito pittoresco e multisimbolico all’interno del quale prendono vita otto tracce che hanno contribuito a immortalare la band nell’Olimpo degli dei della musica… in barba ai bacchettoni, benpensanti e bigotti sostenitori dell’idea che in cambio di gloria e successo immediato i Led Zeppelin avessero venduto l’anima al diavolo.
di Maria Elisabetta Filod’oro
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