Da un po’ di tempo a questa parte in Italia si trovano specie di animali estranei al loro habitat.
Gli eventi di cronaca locale parlano di un pitone reale a Milano Marittima, un boa di due metri che passeggiava tranquillamente nei pressi di Peschiera Borromeo, un piccolo comune alle porte di Milano, tartarughe azzannarci avvistate nei laghi dell’Abruzzo, ed infine, grossi volatici esotici come pappagalli tropicali sorvolano da anni i cieli di Roma, Ancona, Firenze e Genova. Il dipartimento di biologia evoluzionistica del istituto Superiore della Sanità ha dato una spiegazione scientifica a questi fenomeni faunistici atipici: il riscaldamento delle acque ha portato alla migrazione dei pesci e le correnti umide hanno spinto alcuni tipi di volatili a trasmigrare. Per i boa e i pappagalli il dipartimento non ha potuto trovare nessuna spiegazione possibile, e l’ipotesi più plausibile che spiega il trasporto di questi animali non ha nulla a che fare con gli eventi naturali, perciò se ne deduce che è stata la mano dell’uomo a trapiantare quelle che i biologhi chiamano specie aliene al loro habitat. Il fenomeno conosciuto come Wilde Life Trade , letteralmente traducibile come commercio del selvaggio, è da anni conosciuto e vale una fortuna. Gli esperti hanno stimato che nel 2009 l’ammontare del fatturato mondiale annuo dei nuovi bracconieri ammonta alla considerevole cifra di 125 milioni di euro. Guardando alla classifica dei paesi maggiormente coinvolti nelle esportazioni illegali di specie pericolose, l’Italia è ai primi posti. Nonostante le autorità predisposte siano sempre all’erta, il fenomeno avanza velocemente nel Bel Paese. Escludendo i pochi casi di turismo irresponsabile, secondo le statistiche fornite dalle forze dell’ordine, dietro il commercio selvaggio a scopo di lucro c’è la mano della criminalità organizzata. La scorsa estate l’arma dei carabinieri ha scoperto che gli animali esotici pericolosi sono usati in alcuni casi dalle organizzazioni mafiose anche come eccellenti sostituti dei cani da guardia per i carichi di droga, in altri sono gli stessi boss mafiosi che amano circondarsi di bestie feroci: un nome che certamente tutti ricordano è quello di Francesco Schiavone, boss Casalese che amava mostrare nel suo giardino due tigri, e per questo si era conquistato l’appellativo di Sandokan. Anche se la malavita ha una “grande fetta del mercato nero” degli animali esotici nel nostro paese, fatti recenti di cronaca ci parlano di gente comune che viaggiando compra animali e ne vende, anche tramite internet, le preziose pelli alle grandi industrie di abbigliamento del made in Italy che, non a caso risulta essere il primo acquirente di pelli di rettili.
Di Valeria Marchetti