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Skunk Anansie Live al Rock In Roma

Skunk_Anansie_3Seimila spettatori all’Ippodromo delle Capannelle

Luci verdi e blu fanno da sfondo all’entrata degli Skunk Anansie sul palco del Rock in Roma.

Un’ovazione di circa seimila spettatori accoglie la band ed, in particolar modo, Skin la guerriera glitterata. La sua mise è imponente quasi quanto la sua presenza scenica e l’impatto visivo è davvero molto intenso. In molti si sono chiesti come sarebbe stato il ritorno degli Skunk Anansie, se sarebbero cambiati o se avessero deciso di restare fedeli alla classica linea rock che li ha sempre contraddistinti. Ebbene gli Skunk Anansie non sono cambiati: avranno forse scelto la via più semplice, ma perché provare nuovi esperimenti quando la ricetta del passato è quella giusta? Si parte con l’energia, quella urlata, desiderata, coinvolgente di “Selling Jesus”, traccia d’apertura del loro album di debutto “ Paranoid & Sunburnt”. Skin è senza ombra di dubbio il motore della band, la linfa vitale che incanta, stupisce ed anima il pubblico con un’energia senza pari. Una voce che alterna tonalità sensuali ad altre più aggressive e graffianti, racchiusa in un corpo statuario. Il pubblico è in delirio già dalle prime note elettroniche di “Charlie Big Potato”, si emoziona invece con “Because of you” cantata a squarciagola all’unanimità. Skin si dimena e improvvisa una coreografia sulle note di “Charity” e “100 ways to be a good girl”. La sequenza di brani intensi ed energici non si ferma: “The next song is all about fucking!”: così viene presentata “I Can Dream” , seguita da “My Ugly Boy”, traccia che sarà contenuta nel prossimo album in uscita a settembre. Un bagno di folla per l’incontenibile Skin e poi “Brazen (Weep)”, il cui ritornello che è cantato in coro da tutti i presenti. Sulle note di “Twisted (Everyday Hurts)” la pantera nera del rock fugge dal palco per una passeggiata in bilico sulla balaustra che separa l’area stampa dal pubblico in basso sul prato, per poi gettarsi di nuovo tra la folla. Con “Tear The Place Up” e “The Skank Heads”, la band abbandona il palco per concludere la prima parte, quella più hard e più rock del concerto. La seconda parte è invece dedicata alle canzoni più struggenti, melodiche, da pelle d’oca. Come un fulmine a ciel sereno irrompe e affascina l’estensione vocale della pantera nera che rapisce il caloroso pubblico con “Hedonism”, “Squander”, “Little Baby Swastikka”. Dopo un’ora e mezza di live, gli Skunk Anansie salutano gli spettatori con l’appassionata  e ardente “Secretly”, chiudendo un’esibizione che verrà gelosamente conservata nei cassetti della memoria dei seimila fans presenti. 

di Pamela Mariano

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Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine