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Alluvioni: Pakistan e Guatemala in ginocchio

alluvioniLe acque non hanno concesso tregua a Pakistan e Guatemala

Due violente alluvioni si sono abbattute nei due paesi, provocando numerose vittime, dispersi, milioni gli sfollati e danni incalcolabili.

Secondo i dati ufficiali, le piogge monsoniche, cominciate a fine giugno e proseguite fino ad agosto, hanno coinvolto oltre 17,6 milioni di pakistani, di cui 1.700 morti, e hanno devastato più del 20% del paese, distruggendo, stando a quanto riferisce la Food and Agriculture Organization (Fao), più di un milione di colture e circa 270.000 animali.
Intere città, come Khairpur Nathan Shah, sono state completamente sommerse e centinaia di abitanti sono scappati, abbandonando le loro abitazioni inondate.
È stato l’esercito a prendere il controllo delle operazioni di soccorso: una scelta studiata a tavolino per ridare alle forze armate un po’ di quella credibilità persa dopo l’ultimo cambio al potere a Islamabad.
Soccorsi che non sono stati e non sono tutt’ora facilitati dal caldo e dalle difficili condizioni igieniche, con il rischio di epidemie non controllate che potrebbero ostacolare la ricostruzione del paese.
Una delle maggiori difficoltà è stata quella di mettere al riparo gli abitanti evacuando i villaggi.
Per l’emergenza sono stati richiesti, il mese scorso, 460 milioni di dollari, ma probabilmente ne arriveranno solo 320 milioni.
L’Italia ha risposto tempestivamente all’appello d’emergenza lanciato dal Programma Alimentare Mondiale per le famiglie colpite dalle conseguenze del monsone denominato “Emergency Food Assistance to Families affected by monsoon floods in Pakistan” con un contributo pari a 600.000 euro da parte della Cooperazione allo Sviluppo.
I beneficiari saranno circa 480.000 residenti nei sei distretti della Provincia di KPK maggiormente colpiti: Peshawar, Nowshera, Charsadda, Mardan, DI Khan e Swat.
Purtroppo gli sforzi italiani e internazionali per aiutare le popolazioni sono ostacolati da una criminalità dilagante che organizza saccheggi e rivendite di aiuti umanitari.
L’esempio più lampante sono i sacchi di farina e i barattoli d’olio da cucina con il logo delle agenzie di aiuti internazionali che vengono venduti pubblicamente nella nuova provincia nord-occidentale di Khyber-Pakhtunkhwa, con capitale Peshawar.
È di almeno 44 morti e 150 dispersi, invece, il bilancio provvisorio di inondazioni e smottamenti provocati dalla pioggia torrenziale che si è abbattuta sul Guatemala. Secondo quanto riferito dal Coordinamento nazionale per le catastrofi naturali, circa 50mila persone sono rimaste senza casa e c’è il rischio che almeno dieci fiumi possano straripare nelle prossime ore.
Intanto la ricerca di una ventina di persone, sepolte sotto il fango, si è interrotta a causa della pioggia: i rischi di nuove frane e smottamenti sono troppo elevati, secondo i soccorritori.
Una valanga di fango ha travolto un centinaio di soccorritori che stavano cercando di salvare i passeggeri di un autobus rimasto intrappolato per una frana precedente.
Lo smottamento abbattutosi sulla Panamericana ha investito anche altri veicoli. Alcuni sono stati spinti in un burrone ai margini dell’autostrada e dopo un volo di 250 metri sono precipitati in un torrente in piena, che li ha trascinati via.
È una tragedia nazionale. Ci sono stati danni comparabili a quelli di Agatha“, ha dichiarato Alvaro Colom, presidente del paese dell’America Centrale, facendo riferimento alla tempesta tropicale che nel mese di maggio provocò 165 morti.
Secondo Colom servirà almeno mezzo miliardo di dollari per affrontare la situazione, per questo ha decretato lo stato d’emergenza poiché il paese “non ha fondi per far fronte a un’altra catastrofe come quella di Agatha”.
Di certo il maltempo è il maggior responsabile, ma anche la mano dell’uomo ha la sua parte di colpa.
Le regioni colpite, sia quella asiatiche che la centro-americana, sono instabili dal punto di vista geologico anche a causa del disboscamento eccessivo che ha comportato la rimozione degli alberi lungo i pendii.
Il bilancio dei due disastri ambientali e umani è, purtroppo, destinato a crescere.

di Valeria Fornarelli