pornplacevr
pornplaybb.com siteripdownload.com 1siterip.com
Il diritto a morire
Gennaio 16, 2011
Kill me please
Gennaio 16, 2011
Show all

You don’t know Jack

you_dont_know_jack1Una grandissima interpretazione di Al Pacino in una incredibile Biopic sulla vita del Dottor Morte

Fino a che punto siamo cittadini liberi in questo mondo? Siamo davvero così liberi di scegliere, di stabilire cosa sia giusto o sbagliato per la nostra vita? Riusciremo mai a liberarci dalle imposizioni e dai dettami “imposti e dettati” dalla società, dalla religione, dall’etica e dal buon costume?

You don’t know Jack dimostra che nessuno, al mondo, è mai completamente padrone di se stesso. Basato sulla storia di Jack Kevorkian, il tv movie targato HBO, diretto da Barry Levinson e interpretato da Al Pacino, Susan Sarandon e John Goodman, ripercorre le vicende del Dottor Morte, la sua lotta per la libertà, per l’affermazione dell’individuo e per il diritto ad una morte dolce e volontaria, per il diritto all’eutanasia. Kevorkian non è mai stato un assassino: il suo scopo è sempre stato quello di offrire un’opportuna alternativa ad un’esistenza negata, priva di autosufficienza e autodeterminazione. Tutto quello che egli avrebbe voluto è la possibilità di un suicidio assistito dei malati teminali, così come di tutti coloro che, costretti a letto o su una sedia a rotelle da una malattia degenerativa, avrebbero deciso di loro spontanea volontà di dire addio alle loro sofferenze. Per sempre.
La vita è un bene prezioso, questo è vero. È anche vero, però, che ognuno ha il diritto di agire sulla propria vita. Affermare che la vita non appartiene a noi vuol dire automaticamente rendere ammissibile una credenza religiosa che vedrebbe Dio come creatore e possessore di tutte le cose, visibili e invisibili, inclusa (quindi) una vita umana. Lasciando da parte inutili polemiche, è plausibile che un credente affermi il proprio dissenso nei confronti di una ipotetica legge come quella a favore dell’eutanasia, ma è del tutto inaccettabile che una società laica e democratica come quella Occidentale debba sottomettersi ad una religione. In una società giusta, per lo meno, non accadrebbe: è quello che è accaduto, invece, a Kevorkian, il cui operato, alla fine degli anni Novanta, lo ha portato ad una condanna a 25 anni di reclusione per omicidio di secondo grado.
Nessuno può stabilire, in questo caso, cosa sia giusto o cosa sia sbagliato: c’è chi dice che praticare l’eutanasia vorrebbe dire, in qualche modo, sostituirsi a Dio. Ma il punto è: cosa vorrebbe dire ignorare le richieste d’aiuto di chi vorrebbe smettere di soffrire?

di Luna Saracino

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine