Arriva in Italia il chitarrista che ha stregato il mondo con il suo sound desert blues
Gira il mondo dall’anno scorso con il suo “Nomad Tour” acquisendo popolarità e successo. Anche i più scettici, una volta ascoltato, si sono ricreduti: stiamo parlando di Bombino, alias di Goumar Almoctar, musicista nigeriano esponente di rilievo del “desert blues”.
Il “Jimi Hendrix del deserto”, toccherà l’Italia con 4 concerti nei prossimi giorni. Sarà presente a Roma al Teatro Quirinetta il 26 marzo, per poi proseguire il tour a Pordenone il 27 marzo a Il Deposito, mentre il 28 sarà la volta di Livorno, al The Cage Theatre per poi giungere il 29 a Torino, al Teatro Carignano.
Anche Jovanotti è rimasto colpito dalla bravura di questo musicista che di fatto sta fama e considerazione nel panorama musicale di qualità. Infatti lo ha coinvolto invitandolo a collaborare in “Si Alza il Vento”, brano incluso nel nuovo album “Lorenzo 2015 cc” uscito pochi giorni fa.
“Un anno fa – racconta Jovanotti – ho comprato un disco attratto dalla copertina, un motociclista che impennava nel deserto, e dal titolo: “Nomad”. Non sapevo nulla di quello che conteneva e mi è andata molto bene perché poi l’ho ascoltato mille volte, in cuffia camminando, in sottofondo facendo cose, guidando in macchina. Il sound mi aveva catturato e l’ho consumato”.
E non è un caso che “Nomad”, prodotto da Dan Auerbach (The Black Keys) sia stato incluso nei migliori dischi del 2013 dall’autorevole Rolling Stone Usa.
Ospite in Australia al WOMADelaide, prestigiosa manifestazione ideata da Peter Gabriel, Bombino tornerà in Italia e sarà protagonista di sole 4 date.
Con lui (voce, chitarra) sul palco saliranno Youba Dia basso (voce), Avi Salloway (chitarra, calabash, armonica, voce), Corey Wilhelm (batteria, djembe).
Biografia di Bombino
Astro nascente del desert blues, Bombino, è nato e cresciuto in Niger, ad Agadez, nel nord dell’Africa, nella tribù dei Tuareg Ifoghas, che lotta da secoli contro il colonialismo e l’imposizione dell’Islam più severo. Costretto a fuggire più volte con la sua famiglia, durante una visita i parenti dimenticano una chitarra che il piccolo Bombino tiene per sé, iniziando ad esercitarsi. Sin da giovane diventa allievo del celebre chitarrista Tuareg Haia Bebe e poco dopo entra a far parte della sua band, acquisendo il soprannome di Bombino, una storpiatura dell’italiano “bambino”. Inizia ad appassionarsi a Jimi Hendrix e Mark Knofler, di cui studia le tecniche durante i pascoli tra Algeria e Libia. Tornato in Niger Bombino intraprende la carriera di musicista a tempo pieno ed il suo talento non passa inosservato. Nel 2009 un incontro casuale con il regista Ron Wyman cambia irrimediabilmente il suo destino. Ma è solo un anno dopo che Wyman riesce a rintracciare Bombino, nel frattempo costretto a fuggire in Burkina Faso in seguito all’assassinio di due membri della sua band, uccisi in una rivolta. Wyman dedica gran parte del suo documentario sulle tribù Tuareg a Bombino e diventa produttore di Agadez, l’esordio solista su disco (il primo album risale al 2009, Group Bombino – Guitars from Agadez, vol. 2).
Nel frattempo la fama del giovane talento cresce fino ad essere conosciuto in tutto il mondo e suonare nei più importanti festival musicali, con collaborazioni di tutto rispetto, tra cui quella con Keith Richards. Dan Auerbach (The Black Keys) incontra Bombino e ne rimane folgorato, decidendo così di produrre Nomad, il terzo disco uscito in tutto il mondo ad aprile 2013 su etichetta Nonesuch/Warner. Registrato nello studio di Auerbach a Nashville, Nomad è l’incontro del desert-rock con il blues, suonato dalle abili mani di Bombino ed arricchito dalla sua voce intensa e vigorosa.
Le sonorità di Bombino ricordano quelle dei Tinariwen, vicini suonatori del deserto, ma le sue melodie elettrizzanti, che racchiudono lo spirito della resistenza e della ribellione, trasudano un groove irresistibile. Una versione del blues densa e magmatica, a cui si aggiunge la particolarità di svincolarsi dalla classica metrica basata sul “call and response” tra cantante solista e coro (solitamente femminile) rimpiazzando quest’ultimo con le disgressioni melodiche della chitarra. Compositore e chitarrista desert-rock, Bombino si rifà alle sonorità tipiche degli anni 60-70, da Jimi Hendrix a Jimmy Page, inserendole in un contesto rock-blues di matrice americana arricchito da vocalismi in Tamasheq, la lingua Tuareg.
di Svevo Ruggeri