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La postmodernità di Don Giovanni

Il Don Giovanni - Vivere è un abuso mai un diritto

Il Don Giovanni – Vivere è un abuso mai un diritto

È un Don Giovanni postmoderno, quello interpretato e diretto da Filippo Timi in Il Don Giovanni vivere è un abuso mai un diritto

Le avventure dello sfrontato donnaiolo sono destrutturate e inserite in un contesto pop, pregno di riferimenti alla cultura di massa, dove l’abuso di vita è il leitmotiv che alimenta la pièce.

Elementi non facilmente identificabili da un pubblico poco attento o che non sia cresciuto negli anni ottanta. Un Don Giovanni che descrive bene i trenta/quarantenni odierni, una generazione cresciuta con i film di Stanley Kubrick e con i video di Youtube, che vive costantemente con il rimpianto di non aver vissuto da adulti gli anni settanta e il desiderio di rimanere adolescenti nel presente.

Ed è proprio con alcuni riferimenti ad Arancia Meccanica che la scenografia, curata dal laboratorio del Teatro Parenti, si mostra al pubblico. Pavimento lucido e retroilluminato, poltrona ad uovo e manichino/donna, nella camera da letto di un Don Giovanni appena sveglio dopo una sbronza. Elementi kubrickiani che si ritrovano da subito anche all’interno del testo, soprattutto nei termini onomatopeici che Don Giovanni ama ripetere al suo servo Leporello.

Eccessivo e trascinante è questo Don Giovanni, così come la sua prima amante Donna Elvira, interpretata esemplarmente da Lucia Mascino, in scena con un enorme abito rosso e nero. Donna Elvira è estrema, ironica, decisa a riprendersi il suo uomo ed è l’icona di un amore maturo e passionale. Divertenti le gag tra i due servi Leporello (Umberto Petranca) e Ludovico (Alexandre Styker), entrambi vanesi ed effemminati, vestiti come fossero dei fauni, intrattengono il pubblico con una storia nella storia.

Diversa e all’apparenza sensibile è la seconda figura femminile di Don Giovanni, Donna Anna (Elena Lietti). Vittima di abusi sessuali rivendica la sua femminilità con un piglio vagamente sadomaso, torturando il suo infantile fidanzato, Don Ottavio (Matteo De Blasio). Ossessionata dalla vendetta lo costringe a rincorrere il suo “nemico” Don Giovanni avanti e indietro sulla scena.

La terza donna dell’inguaribile playboy è una grottesca e, a tratti ridicola, Donna Zerlina. Interpretata da Marina Rocco, Zerlina è l’archetipo della ragazzotta di paese, bella, incolta e promessa sposa al “guardamaiali” Masetto (Roberto Laureri). Un’irresistibile preda per Don Giovanni che coglierà l’occasione per organizzare una grandiosa festa (con tanto di spogliarello) per poi risolvere definitivamente i suoi problemi sentimentali e terminare la sua esistenza in grande stile.

Vivere il momento e l’amore così come vengono, finché la morte non arriva, è il messaggio che Filippo Timi vuole comunicare con questo adattamento.

Godersela fino alla fine, perché il diritto di vivere non esiste.

A tratti kitsch, ma in perfetto stile contemporaneo, Il Don Giovanni di Filippo Timi rompe con il classico e i classicismi e ne offre una lettura irriverente e moderna, dal finale non scontato, ma un po’ confuso nei riferimenti.

La pièce è interpretata magistralmente dal regista e da tutto il cast, composto in larga parte da attori che hanno già lavorato in altri soggetti di Timi, da Favola ad Amleto.

Degni di nota i costumi di Fabio Zambernardi e Lawrence Steele. Estremi e colorati, curati nei minimi dettagli e perfettamente in linea con il messaggio dello spettacolo.

di Valeria Ponte