Ma New York lo dimentica e al posto dei suoi murales solo cartelloni pubblicitari
Nel 2008 Keith Haring avrebbe compiuto cinquant’anni e il mondo gli ha reso omaggio: mostre, retrospettive e incontri si sono susseguiti ovunque. Madonna ha aperto il suo “Sticky & Sweet Tour” a Cardiff cantando “Into the Groove”, mentre sugli schermi scorrevano le figure stilizzate e danzanti di Haring. Eppure l’unico posto che più di tutti doveva ricordarlo, non l’ha fatto: nella nuova New York, infatti, non c’è più spazio per i murales dell’erede di Warhol.
Al suo posto solo vie pulite e la tolleranza zero voluta da Giuliani e da Bloomberg, nei confronti di chi sporca i muri immacolati della città che non dorme mai. In pieno centro scattano multe di ogni tipo e una taglia sulla testa di chi dipinge sulle pareti dei palazzi. Nella nuova New York Keith Haring non avrebbe avuto vita facile e forse non avrebbe mai cominciato a dipingere. Nella sua biografia, scritta da John Gruen fotografo e giornalista del New York Times Haring parla del suo arrivo nella Grande Mela dalla Pennsylvania: “Spesso prendevo la metropolitana per andare a visitare musei e gallerie d’arte e iniziai a vedere non solo i grandi graffiti, all’esterno dei vagoni, ma anche le incredibili calligrafie all’interno delle vettura. Un giorno ho visto un pannello nero, vuoto dove doveva andare un messaggio pubblicitario. Sono risalito in strada fino ad una cartoleria ed ho comprato una confezione di gessetti bianchi, sono tornato in metropolitana ed ho fatto un disegno su quel pannello”. Immediatezza, amore puro e universale. Uomini stilizzati, paesaggi surreali e coloratissimi dai quali si irradiano raggi solari di vita e sentimento; sagome che si abbracciano, che vivono, si innamorano, cantano, ballano, come fossero carichi di una energia ancestrale: autentica ed infantile, allo stesso tempo. Dipingeva su muri, pannelli, treni, su scarpe e oggetti di ogni tipo. L’arte per Haring non poteva e non doveva essere snob e colta, ma accessibile, autentica, immediata. Forse è per questo che la New York per bene lo ha dimenticato, preferendogli strade pulite e muri vuoti, ma ad Harlem i murales di Haring non sono stati eliminati: sono ancora lì a vegliare su tutti. Su tutti quelli che ancora lo aspettano.