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Studenti all’estero: i dati dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione

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Studenti all’estero: i dati dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione

Sempre più allievi partecipano, 34% in più rispetto a due anni fa

Agli studenti l’estero piace sempre di più, anche se le scuole sono ancora poco internazionali.

Il terzo rapporto dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione per conto della Fondazione Intercultura mostra che ogni anno quasi 5000 allievi delle superiori partecipano a progetti di scambio culturale e una scuola su due ha fatto parte nell’ultimo anno di un progetto con l’estero.

Tuttavia, mostra l’indagine, la strada per l’internazionalizzazione del nostro Paese è ancora lunga: se i più favorevoli sono studenti e presidi, tra i più scettici troviamo insegnanti e genitori. Ad esempio, rispetto ai progetti che coinvolgono la mobilità dell’intera classe, esprimono un giudizio molto favorevole il 60% degli studenti intervistati, mentre sul fronte opposto docenti e genitori sono più scettici con il 16 e il 29%.

L’incremento degli studenti che sceglie l’estero è del 34% rispetto a due anni fa, con degli squilibri tra le diverse aree del Paese e fra i vari tipi di istituto. Infatti, la scelta dell’internazionalizzazione interessa quasi esclusivamente licei e istituti di istruzione superiore, penalizzati gli istituti tecnici e professionali.

Ma quali sono le mete preferite dagli studenti italiani? Sicuramente i Paesi anglofoni come Stati Uniti, Australia e Regno Unito.

Un punto a sfavore di questa esperienza è la difficoltà nel rientro: quasi un preside su tre sottolinea la difficoltà nel riallineamento curriculare dei ragazzi una volta rientrati in classe. Tuttavia i dirigenti scolastici imputano questa difficoltà agli insegnanti, considerati “flessibili” con gli studenti rientrati solo nell’8% dei casi.

Nonostante l’entusiasmo dei ragazzi al rientro sia uno dei dati più interessanti del Rapporto, i presidi lamentano delle difficoltà nell’attuare i progetti di internazionalizzazione. Mancano fondi e finanziamenti per il 36% di loro, e una scarsa disponibilità degli insegnanti (20%) e delle famiglie per via della crisi economica in corso.

di Ilaria Eleuteri