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Il mare dei Radiodervish

RadiodervishAll’Auditorium di Roma per presentare Beyond the Sea

Sono tornati alla auditorium di Roma dopo quasi un anno e mezzo i Radiodervish per presentare il loro ultimo lavoro.

Poco più di un’ora e mezza di concerto durante la quale ribadiscono senza tanta fatica il loro particolare stile fatto di atmosfere arabeggianti ed etnici connubi strumentali che danno l’impressione di essere sospesi in un tempo indefinito. È proprio la sensazione di sospensione e di estraniazione dal tempo e dallo spazio che i Radiodervish sono capaci di trasmettere ciò che  ha caratterizzato anche l’esibizione di ieri sera alla sala Sinopoli dell’auditorium romano.
Sono proprio i due pilastri della formazione Nabil Salameh e Michele Lobaccaro a spiegare come siano nate le canzoni dell’album. Se per in Search of Simurgh (Simurgh è secondo alcune leggende persiane l’uccello che viveva sull’albero dei semi generatore di tutti gli altri)  l’elemento focale poteva essere rintracciato nell’aria e  per Centro del Mundo nella terra, in quest’ultimo lavoro è l’acqua a diventare protagonista.
Beyond di Sea è un album dolce e delicato concepito tra la Puglia e Gerusalemme fatto di storie e racconti sussurrati da un mare che ne custodisce tra le onde ricordi e suggestioni.  
Un parterre rapito dall’ascolto dei brani fin dall’apertura iniziale affidata a City Lights, in completa balia di correnti leggere e malinconiche che ci trascinano da un luogo all’altro. Passando dall’Africa di Les Lions alla Gerusalemme di Ainaki che torna protagonista nella tragica storia d’amore tra Tancredi e Clorinda, omaggio alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.

Radiodervish5.400

E talvolta sembra quasi di essere calati nella profondità silenziosa del mare come accade nell’intro ovattato di Sea Horses. Un’alta e movimentata onda di ritmo si abbatte invece improvvisa sul pubblico esultante con Centro del Mundo, uno dei più apprezzati cavalli di battaglia dei Radiodervish.
Bastano poche note per riconoscere poi la meravigliosa L’immagine di te, presentata in maniera più minimale rispetto alla versione originale che assieme all’Esigenza, richiesta a gran voce, riesce nel difficile compito di toccare corde delicate parlando d’amore senza cadere nella banalità.
Salta all’occhio anche la capacità dei due capostipiti di creare un’atmosfera intima, sia attraverso la musica sia nel loro modo di presentarsi al pubblico, umili e discreti anche quando presentano i brani
quasi a confidarci un segreto.
Superfluo ribadire la presenza scenica di Nabil che con movenze e impostazione vocale quasi teatrali, forse a tratti troppo accentuate, riesce a donare una forte intensità a tutto ciò che canta.
Una serata che ha nuovamente ribadito la magia che i Radiodervish riescono a regalare.

di Michela Pisanu