“..Ooh, call them the Diamond Dogs
Bow-wow, woof woof, bow-wow, wow
Call them the Diamond Dogs
Keep cool – Diamond Dogs rule, ok
Beware of the Diamond Dogs”.
Sono le strofe del ritornello della traccia numero 2 dell’album di David Bowie con l’omonimo nome: Diamond Dogs è la canzone (in cui il rock’n’roll è duro e crudo) che inizia tra schiamazzi e applausi e si prolunga più del necessario – Diamond Dogs – è il nome del concept album di colui che in Italia è conosciuto come il “Duca Bianco”, pubblicato dalla RCA nel 1974. Ora (consiglio) fate partire le 11 tracce dell’album e a ritmo di questa musica compiamo il nostro viaggio che va “al di là del suono” per ritrovarci catapultati in un mondo dove gli occhi e lo sguardo accompagnano l’udito. La copertina: mostra un inquietante Bowie, uomo sino al busto e poi mezzo cane. A dipingerla è stato un geniale inventore di immagini, il pittore e fumettista belga Guy Peellaert: rivoluzionario e trasgressivo, i suoi racconti visuali si sono sempre posizionati in un terreno ambiguo, fra il credibile e l’assurdo. Torniamo all’uomo-cane, che già di per sé è presagio dell’oscuro e disorganico contenuto di questo intrigante album. L’immagine ha subito non poche critiche (anche se quest’edizione rarissima della copertina oggi vale migliaia di dollari) poiché, nella versione completa, mostrava chiaramente i genitali ibridi della creatura. Il dipinto, per questo motivo, fu poi corretto ad aerografo, scartando così anche una seconda copertina che mostrava il cantante in sombrero mentre reggeva un cane rabbioso. Entrambe però furono incluse nelle riedizioni targate Rykodisc/EMI. Passando alla parte “umana” di Bowie, siamo sempre sulla copertina, molti commentatori considerano qui ancora presente lo spirito di Ziggy Stardust, è possibile notarlo, in particolare, dal taglio di capelli glam-trash del cantante (che è lo stesso del video del primo singolo dell’album: Rebel Rebel). Altra e ultima curiosità: pare che l’idea di questa immagine sia venuta proprio a David Bowie, dopo aver visto un libro dell’artista Guy Peellaert a casa di Mick Jagger (il cantante degli Stones).
di Valentina Galleri
– leggi anche:
{joomplu:1709}{joomplu:1710}{joomplu:1711}