Una lunga lettera aperta rivolta direttamente ai lettori, scandita in nove tesi e una conclusione.
A scriverla uno dei più noti storici israeliani contemporanei: Élie Barnavi, professore di Storia moderna dell’Occidente all’Università di Tel Aviv, già ambasciatore di Israele in Francia, autore di numerosi saggi, alcuni dei quali pubblicati in Italia da Bompiani.
Il tema: i pregiudizi religiosi di ogni tipo.
Pur non rinunciando alla complessità concettuale che lo contraddistingue, Barnavi spiega con chiarezza e semplicità come l’umanità contemporanea per sopravvivere ed aprirsi ad un futuro più giusto, debba necessariamente respingere le derive fondamentaliste di ogni credo religioso.
Non esiste, tanto per cominciare, secondo l’autore – che ci tiene molto a precisare il suo punto di vista: «Io non parlo da una posizione di destra, ma da una posizione di sinistra democratica. Io sono un socialdemocratico» – <<il>> cristianesimo, ma tanti cristianesimi diversi, così come non esiste l’ebraismo e non esiste un solo islam, ma tante forme diverse che hanno in comune solo un libro sacro, letto peraltro in maniera differente.
Ed è innegabile che la religione è anche politica: << la religione, ogni religione, resta innanzi tutto una questione sociale, vale a dire di potere>>. Vero è che il credo nasce come rimedio per placare le inquietudini e le ansie dell’uomo, ma esso è anche un insieme di codici comportamentali e simbolici che intessono questo mondo, cercando di dargli un senso.
Purtroppo oggi sono tristemente note le derive fondamentaliste delle religioni, contro cui bisogna lottare a vari livelli.
Ciò, in pratica, significa agire su un duplice fronte: impedire, intervenendo a livello culturale e legislativo, che i fanatici trovino seguaci ed essere intransigenti con l’integralismo, sotto qualunque veste si presenti, sia nella vita sociale che individuale, non lasciandosi trarre in inganno dalla <<pia illusione>> di un dialogo tra civiltà che comporti la tolleranza del fondamentalismo stesso.
La tesi di Barnavi è semplice nella sua crudezza: il laicismo è la civiltà, l’integralismo la barbarie. Il primo, tuttavia, non si esporta, come la democrazia che gli è consustanziale.
Ecco perché la laicità, vale a dire la libertà, va difesa con <<unghie e denti, senza sfumature né debolezze>>, senza sensi di colpa o ambigui relativismi.
Un saggio socio-politico, utile forse per acquisire capacità di comprensione e serenità di giudizio nei confronti della complessità e drammaticità dei tempi che viviamo.
Élie Barnavi
Religioni assassine
Bompiani
pp. 161
€ 15, 00
di Rosa Maria Geraci